Gianguir, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA XII
 
 SEMIRA, JASINGO
 
 SEMIRA
 Egli parte. Io più forse
 nol rivedrò.
 JASINGO
                         Regina...
 SEMIRA
                                            In fra i perigli
 va Cosrovio e tu resti?
1170Tosto il segui. A lui sia
 utile la tua fé. Pugna al suo fianco.
 del tuo sen fagli scudo
 Ripara e se fia d’uopo
 ricevi ogni sua piaga e a me lo serba.
 JASINGO
 M’era pena quest’ozio. In quelle amiche
1175tende per noi fa’ voti. Io lieto corro
 su l’orme di Cosrovio.
 Le smanie acheta. A te ricondurrollo
 salvo; o darò al suo piede
 estreme prove di virtù e di fede. (Parte verso la collina)
 SEMIRA
1180Tutti voi pur gite a la pugna. Tu Io sola (Fanno le guardie lo stesso)
 qui resta? O vil mia destra mi arresta nol faccio? O destra inetta! O fral mio debol sesso!
 
    Stando a canto a l’idol mio,
 deh! pugnar potessi anch’io,
 vibrar l’asta e far riparo
1185al mio caro feritor.
 
    Ma i suoi rischi accrescerei
 col timor dei rischi miei,
 ch’ei vorria far del suo petto
 scudo al mio, dove è ’l suo cor. (Si ritira nelle tende vicine. Siegue campal fatto d’armi, con la sortita di Mahobet dalla città, per cui Cosrovio, di vincitor che era prima, riman prigioniero e sconfitto)
 
 Fine dell’atto quarto