Gianguir, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA IX
 
 COSROVIO, GIANGUIR, JASINGO, capitani e soldati
 
 COSROVIO
1010Duci, stien sotto l’armi
 le schiere. Altre sul colle, altre nel piano
 seguan le note insegne;
 ed io vostro sarò compagno e duce.
 JASINGO
 Qui ’l re. (Andando a Cosrovio)
 COSROVIO
                     Dillo il tiranno.
1015Venga egli pur. Comincerò il mio regno.
 GIANGUIR
 Mal lo cominci, iniquo,
 da fellonia. Lubriche altezze ascendi,
 per finirle in ruine.
 Di te ho pietade e di cotesti ancora
1020che tu getti spigni a perir spingi a perir. Te alfin rimorda
 che tra i nomi, che han grido [illeggibile]
 sol per la lor perfidia, il tuo si conti.
 Altri Molti Altri figli ha Gianguir. L’esserne il primo In altri imperi
 di ragione non ti serve. In altri imperi
 dà natura gli eredi.
1025Nel Mogol li fa il re. Miraca e regno
 non fien disgiunti. Ambi tuoi sieno od ambo
 avrà per pena tua figlio più degno.
 COSROVIO
 Non vedendo al tuo fianco i miei nemici,
 sultano, io mi credea
1030che a segnar qui venissi i giusti patti
 che mia bontà ti offerse.
 Ma superbia ti accieca; e a torto accusi
 di perfidia quell’armi
 che stringo in sostener trono che è mio.
1035Mio, sì. Quanto il tenesti,
 fu mio dono. Akebar lasciò, morendo,
 in Gianguir un ribello,
 in Cosrovio tuo monarca un erede. È ver, son figlio;
 ma ’l tuo esempio mi assolve; e tu dovevi,
1040padre miglior, non arrogarti altero
 fin sugli affetti miei forza ed impero.
 GIANGUIR
 Misero! Tu trasogni. Tu deliri.
 Son tuo padre e tuo re. Più ch’ira e fasto,
 so che un misero credulo un mal nato un mal nato amor fa le le tue colpe;
1045e farà i mali tuoi. Sappilo. Alinda
 arde per altri; e tu già oggetto a lei
 di sprezzo, or d’odio il sei.
 COSROVIO
 (O Numi! Alinda è d’altri spergiura! E m’odia? E ’l credo?
 E lo credo a Gianguir?) No. Sempre tempo
1050v’è d’esser infelice.
 GIANGUIR
                                      E s’altri affetti
 ti qui giuri Alinda e ’l tuo dover t’imponga?
 COSROVIO
 Sdegnerò regno e vita e porrò l’armi.
 Ma a te, sultan, nol crederò giammai.
 GIANGUIR
 A te stesso ben tosto il crederai. (Gianguir va egli stesso ove i soldati han posto a terra il palanchino chiuso e fa uscirne Semira, con la quale parla in lontano)
 COSROVIO
1055(Sì infelice sarei?)
 JASINGO
                                     (Quanto il compiango!)
 COSROVIO
 Jasingo... Ah! Tu ’l sapevi. Io me ne avvidi.
 JASINGO
 Che dir posso, o signor? Virtù soccorra...
 COSROVIO
 (Donna sleal! Finger con reo consiglio
 il padre odiar, per più tradire il figlio!)