Gianguir, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA V
 
 GIANGUIR e ASAF
 
 GIANGUIR
 Seguitelo; e sepolto in cieca torre...
 ASAF
 Signor, tutto il mio sangue è scarso prezzo
 per sì grand’ira. Il principe è tuo figlio.
 GIANGUIR
 Ubbidisca e mi tema.
 ASAF
                                          Un adeguato
735titolo a la condanna
 non è Miraca.
 GIANGUIR
                            E un re deluso?
 ASAF
                                                           Oh! D’altro
 reo non fosse quel core!
 GIANGUIR
                                              Di che?
 ASAF
                                                               Non dirlo
 vorrei... Ma... sire, aggiugni: e un re tradito.
 Duolmi un figlio accusarti.
740A lui spetta regnar. Ma già lo sdegna
 da natura che indugia. Il vuol da colpa.
 E popoli e soldati ha sotto l’armi.
 Mahobet il fomenta; e s’ei può d’Agra
 uscir, di cento a porsi e cento schiere
745andrà a la testa e a minacciarti il trono.
 GIANGUIR
 Lo so; e sue sorti in mio poter già sono.
 ASAF
 Tal più lo temo. Le minacce udisti;
 e le irritate squadre...
 GIANGUIR
 Taci. Tu parli al re né pensi al padre.
 
750   Nel mio cor stanno a consiglio
 sdegno e amor, natura e regno.
 Qual vuol pena al figlio indegno;
 e qual grida a lui merzé.
 
    Me tien dubbio il grande impegno;
755e scorgendo il reo nel figlio,
 o vorrei non esser padre
 o vorrei non esser re.