Gianguir, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA IX
 
 GIANGUIR, ZAMA, COSROVIO, MAHOBET, ASAF, JASINGO, coro di soldati e di popoli
 
 CORO
 
255   Viva il fulmine di guerra,
 de la Persia il domator.
 
    Ne’ suoi cardini sotterra
 tremi e scuotasi la terra,
 sotto il piè trionfator. (Giunta la macchina verso la metà dell’anfiteatro, si ferma e Gianguir parla dall’alto)
 
 GIANGUIR
260La vittoria e la pace
 ecco al mio carro avvinte,
 popolo mio fedel. La Persia al piede
 mi gitta gittò le sue palme e pose l’armi.
 Non abbiam più nemici o gli abbiam solo,
265deh! sia vano il rumor rumor, ne’ miei più cari.
 Oggi al giubilo. Tutto
 godasi nel trionfo e nel piacere
 de la vittoria e de la pace il frutto.
 CORO
 
    Viva il fulmine di guerra,
270de la Persia il domator. (Gianguir e Zama cominciano a scendere dal loro seggio, il che pur fan gli altri che stanno sopra la macchina)
 
 ZAMA
 
    Dal suo cocchio a voi discende
 l’indo sol di luce adorno.
 
 GIANGUIR
 
    Ma in quegli occhi a me risplende,
 vaga sposa, un più bel giorno.
 
 MAHOBET
 
275   A terra, a terra,
 turba cattiva.
 
 CORO
 
    Viva il fulmine di guerra,
 viva, viva. (Gli schiavi persiani gittansi boccone a terra e sopra di essi Gianguir e Zama si avanzano)
 
 ZAMA
 Mio re, quegl’infelici un dì sì lieto
280non funestino più coi loro sospiri.
 Rendi lor libertà, due volte vinti,
 già dal tuo ferro ed or dal tuo perdono.
 GIANGUIR
 E Grazia chiedi in mia gloria. A te li dono. (Gli schiavi si levano e vengono lor levate le catene)
 Cosrovio, Asaf, omai s’adempia il cenno.
 ASAF
285Rompo gl’indugi [illeggibile]; e al grande onor mi affretto. (Parte)
 COSROVIO
 (Arder d’ira mi sento e di dispetto). (Parte. Gianguir e Zama vanno a sedere sul trono. Fanno lo stesso tutti gli altri, occupando all’intorno dall’alto al basso l’anfiteatro, lasciandone libero il campo. La macchina tirata all’indietro si ferma su l’entrata di esso, servendone come di ornamento. Mahobet e Jasingo siedono a’ piè del trono)
 JASINGO
 Parte Cosrovio minaccioso e torvo torvo. (A Mahobet)
 MAHOBET
 Te[illeggibile]mo, Jasingo, anch’io l’alma feroce.
 GIANGUIR
 Miglior qual dopo l’ombre e le procelle
290vien la calma e ’l sereno,
 così ad orrida guerra altra a’ vostr’occhi
 ne succeda gioconda; e da la mente
 l’idee cancelli del timor passato
 la dilettevol pugna.
 MAHOBET
295Facciasi omai. Date, oricalchi, il segno. (Suonano gl’instrumenti militari. In questo si aprono le due porte laterali dell’anfiteatro, dalle quali escono Cosrovio ed Asaf, seguiti dalla loro squadriglia; e tutti con vaga ordinanza si avanzano verso il trono e, piegate in atto di riverenza le loro armi ed insegne, vanno a prendere il loro posto vanno a prendere il loro posto. Ma i due capi quivi si fermeranno a ricever dal sultano gli ordini del combattimento)
 GIANGUIR
 Prodi, da un falso ancora
 simulacro di guerra
 si ha vera lode. Il campo
 emuli vi cimenti e non nemici.
300Saria colpa e avria pena
 la trasgredita legge. Armi innocenti
 trattinsi. Al fianco appesa
 sia di fregio la spada e non di offesa. (Cosrovio e Asaf, fatta anch’essi la dovuta riverenza a Gianguir, piegando le loro armi, vanno a fermarsi l’uno a fronte dell’altro nel mezzo del campo)
 COSROVIO
 Asaf, a ragion vai lieto e superbo
305con tal nemico a fronte.
 ASAF
 Se il real genitore...
 COSROVIO
 (E ’l soffro?) Su, a la pugna,
 ove sin dal trionfo avrò rossore. (Siegue l’abbattimento, primieramente con mazza e scudo, senza che alcuna parte prevalga, quindi il secondo con arme corte che ciascuno teneva ascose dietro lo scudo, ove dopo qualche resistenza vedesi avere il vantaggio la squadriglia di Asaf. Per ultimo quei di Cosrovio con l’esempio del loro capo, danno di mano alla sciabla e incalzano gli avversari, i quali retrocedendo e dando impugnando anch’essi la loro, pian piano si ritirano [illeggibile] fuori dell’anfiteatro per l’una e l’altra delle due porte, incalzati e inseguiti dagli altri)
 GIANGUIR
 Soldati, olà. Sì temerario un figlio? (Levandosi e scendendo dal trono. Lo stesso fanno tutti gli altri, calando a basso dall’anfiteatro. Mahobet, frettoloso accorre per impedire un maggior disordine, va frettoloso per dove uscir vide Cosrovio)
 ZAMA
310Il germano è in periglio.
 GIANGUIR
 Fino sugli occhi miei? Quest’atto è prova
 de’ miei sospetti e de’ suoi rei disegni.
 JASINGO
 (Ben lo previdi. Or che dirà Semira?) (Parte)
 ZAMA
 Asaf... O dio! (Mahobet ritorna)
 MAHOBET
                            Lunge il timor. Sì tosto
315che del campo sortì, riposte ha l’armi
 il prence. Asaf è salvo.
 GIANGUIR
                                           E ’l re oltraggiato;
 ma non son re, se resto invendicato.
 
    Punito o pentito
 del grave suo fallo,
320vedrà quell’altero
 chi è figlio e vassallo,
 chi giudice e re.
 
    Offeso è ’l rispetto,
 negletto l’impero.
325Colpevole figlio
 più figlio non è.
 
 Fine dell’atto primo