| SCENA VIII |
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| JASINGO |
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| JASINGO |
| Rivolge in suo furor la mia regina |
| feroci alte vendette. Oh! Piaccia al cielo |
| che a Cosrovio ed a lei non sien ruina. (Va incontro all’imperatore) |
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| Bella fedel, |
| raro pregio di nobili spirti, |
| nel mio cor non avvilirti. |
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| Sii qual oro o qual alloro |
| tra le fiamme o tra le folgori; |
| e se opprimerti vuol sorte |
| mai non giunga ad atterrirti. (Preceduta dal suono di vari barbari istrumenti, si avanza dal fondo della scena verso l’anfiteatro magnifica trionfal macchina, sostenuta da un elefante, tutto guernito di ricchi arnesi e cimieri e guidato da un indiano che sopra vi siede. Nell’alto della macchina siedono Gianguir e Zama con più rajas o sia re lor vassalli. Precedono e seguono il carro le soldatesche e i popoli del Mogol con le loro armi e bandiere, avendo alla testa Mahobet lor generale sopra un bel carro [illeggibile] e non molto lontano Cosrovio ed Asaf. Nel mezzo alle soldatesche e dinanzi alla macchina stanno molti schiavi persiani con catene d’oro al collo ed ai piedi) |
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