Faramondo, Venezia, Nicolini, 1699

 SCENA IV
 
 TEOBALDO con CHILDERICO e detti
 
 TEOBALDO
 Signore, anche Teobaldo
 niega d’esser più padre.
1245Costui, dacché le leggi
 trascurò di vassallo, ha violate
 quelle ancora di figlio.
 CHILDERICO
                                           In che son reo?
 TEOBALDO
 La fuga del re franco è suo delitto.
 In custodia ei l’avea.
 CHILDERICO
1250Rosimonda...
 TEOBALDO
                           Gustavo
 qui è re. Tu servi a lui. Fellon gli fosti;
 e un padre accusator prova è del fallo.
 A te tocca il punirlo.
 Tu se’ giudice, io padre ed ei vassallo.
 GUSTAVO
1255Saran paghi i tuoi voti. A me si rechi
 seggio e carta, o custodi.
 Ha, Teobaldo, il tuo esempio
 di che farmi arrossir. Per minor colpa
 tu puoi perder il figlio. Io, senza interno
1260rimprovero del cor, non posso i miei
 dannar, benché più rei.
 Si cerchi una vendetta
 ch’abbia più di piacer, meno di orrore. (Si asside e scrive)
 ADOLFO
 De l’idol mio pietà ti prenda, amore.
 CLOTILDE
1265A che per la mia vita
 far voti, Adolfo? Ambo vivremo o assieme
 morremo; e là fra l’ombre
 troveremo l’Eliso
 o ’l farem col mirarci,
1270tu lieto ne’ miei lumi, io nel tuo viso.
 GUSTAVO
 Se ha cuor forte ed amante, il fiero invito
 ricusar non potrà.
 CHILDERICO
                                    Nuncio quel foglio
 temo di nuovi mali.
 GUSTAVO
 Teobaldo.
 TEOBALDO
                     Sire.
 GUSTAVO
                                 Il foglio prendi e ’l reca
1275nel vicino ostil campo a Faramondo.
 Odi ciò che risolve.
 TEOBALDO
 Lieto al cenno ubbidisco.
 GUSTAVO
                                                E voi fra tanto,
 riserbate al gran colpo il sangue o ’l pianto.