Euristeo, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VI
 
 ORMONTE e GLAUCIA
 
 GLAUCIA
 Ormonte, in mio vantaggio
230quel tuo silenzio interpretar mi giovi.
 Del trionfo a te basti
 il titolo e la sorte;
 e se premio ne vuoi, Glaucia tel serbi.
 ORMONTE
 A Cisseo, non a Glaucia
235militò la mia destra; e duce in campo
 de’ Macedoni fui, non degl’Illiri.
 GLAUCIA
 Tal fosti; e tal ti fece
 dopo la mia ferita il sol mio voto.
 ORMONTE
 Il tuo? Cisseo me elesse;
240me acclamaro le schiere;
 e tra gli applausi altrui nessun più giusto
 dovea farmi ragion che Glaucia istesso,
 da una sorte peggior per me difeso.
 GLAUCIA
 E fin dove ti porta orgoglio e spene?
 ORMONTE
245A Glaucia nol dirò, se al re lo tacqui.
 GLAUCIA
 Forse fino a volermi
 contendere Aglatida?
 ORMONTE
 Aglatida è un oggetto, ove non puote
 senza nota di ardir fissarsi il guardo,
250non che alzarsi il desio.
 GLAUCIA
                                             Saper ti basti,
 duce, ch’amo Aglatida. Io tutte lascio
 al tuo fasto in balia l’alte speranze.
 Sol con incauto volo
 ei non salga a turbar gli affetti miei,
255che in Ormonte un rival non soffrirei.
 
    Non oserà far ombra o nol potrà
 a platano real basso virgulto.
 
    Un soffio, un urto solo
 basta, in gittarlo al suolo,
260l’oltraggio a vendicar del vano insulto.