Euristeo, Venezia, Pasquali, 1744

 ARGOMENTO
 
    Euristeo, figliuolo di Temeno re di Argo, della discendenza degli Eraclidi, fu esposto per comandamento dell’oracolo nel bosco del tempio di Giove olimpico in Elide, dove fu trovato e allevato sotto nome di Ormonte da Tersandro, custode del tempio. Crebbe egli quivi in compagnia di Erginda, figliuola di esso Tersandro, da cui in capo a molti anni, avendo inteso non essere suo figliuolo, come fino a quel tempo aveva stimato, determinò di partirsi, come fece furtivamente da lui, e di tentare altrove la sua fortuna. Portossi adunque alla corte di Cisseo, re di Macedonia, il quale allora essendo in guerra con Epigene, re di Tessaglia, e dopo molte sconfitte trovandosi da lui assediato in Edessa sua capitale, erasi con pubblico editto obbligato di dare in moglie l’unica sua figliuola, Aglatida, a chiunque vincesse ed uccidesse Epigene e da tale angustia e pericolo lui liberasse e il suo regno. Mossi dalla grandezza del premio, i principi circonvicini vennero a Cisseo con le lor forze in aiuto, fra i quali Clearco dell’Etolia e Glaucia dell’Illirio; ma tutti vi restarono vinti e l’ultimo anche gravemente ferito. In più incontri erasi in tal mentre segnalato Ormonte di tal maniera che, per la ferita di Glaucia e per l’applauso de’ soldati innalzato da Cisseo al supremo comando dell’armi, fatto un ultimo sforzo, ebbe la buona sorte di uccidere Epigene in una campale battaglia e di liberare la città dall’assedio. Dimandò il prezzo della vittoria e non senza difficoltà finalmente l’ottenne nella principessa Aglatida ma solo dopo essere stato riconosciuto, col mezzo d’Ismene, sua sorella che allora trovavasi in corte del re Cisseo, e con quel di Erginda che quivi lo aveva seguitato, per Euristeo principe d’Argo. Ciò che v’ha di fondamento istorico e di favoloso nel dramma può ricavarsi da Igino, da Velleio, da Pausania e da altri, avvertendosi solamente che il nome di Euristeo è finto, in luogo di quello di Archelao che gli danno alcuni de’ sopraddetti scrittori; il che si è dovuto fare non senza giusti motivi.