Andromaca, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA III
 
 ANDROMACA e poi ELENO
 
 ANDROMACA
 Quanto mal de l’interno
 si giudica dal volto. Ombra del grande
 Ettore mio, non ti turbar. De l’opra
 maturi il fine e sta’ nel tuo riposo.
 ELENO
355La fortunata Andromaca non sdegni
 ch’Eleno l’infelice,
 pria ch’ella scioglia a miglior cielo e lido,
 l’ultimo addio ne prenda.
 ANDROMACA
 Qual linguaggio è cotesto? E quale addio?
 ELENO
360Sinché fra le sciagure a te mia fede
 esser util poté, prove ne avesti.
 Grazie agli dii. Cessan tuoi mali. Un altro
 padre avrà il figlio tuo. Tu un altro regno.
 ANDROMACA
 Sì, un altro regno e un’altra vita ancora,
365se tal chiami il sepolcro.
 ELENO
 Deh! Che parli di morte?
 ANDROMACA
 Odimi. A tua amistade,
 qual ne la lieta feci e ne l’avversa
 fortuna, apro il mio core.
 ELENO
370Già ’l funesto del volto assai mi dice.
 ANDROMACA
 E credi tu ch’io voglia
 quello sposo tradir, per cui sol vissi?
 T’inganni. In faccia a’ numi
 io giurerò d’esser consorte a Pirro.
375Ei giurerà d’esser sostegno al figlio.
 E lo sarà. Feroce ma sincero
 non mi lascia morir con un ingiusto
 timor de la sua fede.
 ELENO
 E pur ritorni a ragionar di morte?
 ANDROMACA
380Non sì tosto a lui data avrò la destra
 che questa destra istessa, (Traendosi di seno uno stile)
 con l’acciar che tu vedi,
 troncherà di mia vita i brevi giorni
 e forte adempierà la mia virtude
385ciò che esige da lei
 Andromaca, Astianatte, Eleno Ettore e Pirro.
 ELENO
 O mal peggior del già temuto! Eh! Lascia...
 ANDROMACA
 No. Tutto è vano. Ho stabilito; e s’ora
 in te posso sperar pietà d’amico,
390due prieghi a te ne porgo: il far che Pirro,
 memore di sua fede, ami il mio figlio
 e che il mio figlio qual suo re l’onori.
 Ei non pensi a vendette, a Priamo, a Troia.
 Saggio sia più che forte;
395ed a’ suoi genitori
 abbia egual la virtù, miglior la sorte.
 
    Lascio un amico in te.
 Un difensor nel re lascio al mio figlio.
 Candida intatta fé reco al mio sposo.
 
400   Finisco di soffrir.
 Questo non è morir, per me è riposo.