Euristeo, Vienna, van Ghelen, 1724

 SCENA VII
 
 CISSEO e GLAUCIA
 
 CISSEO
1020Se giusto fui, perché la prima, o dei!
 tranquillità mi è tolta?
 GLAUCIA
 Che ti turba, o gran re ?
 CISSEO
                                              Glaucia, si è data
 pena a l’ardir, non ricompensa al merto.
 GLAUCIA
 Ne hai tu la colpa? O un insolente orgoglio?
 CISSEO
1025Ma ne mormora il volgo; e di tumulto
 si teme anche nel campo.
 GLAUCIA
 Cert’anime feroci e del comune
 applauso confidenti, un re giammai
 non offenda a metà. Tutto o lor doni,
1030tutto o loro ritolga.
 Soffrirle è un provocarle. Eccone il rischio.
 Presso è il nembo a scoppiar. S’offra a’ soldati
 Ormonte e nulla più. L’oggetto è sempre
 del suo fasto il tuo scettro. Ah! Se nol vieti,
1035genero nol poté, l’avrà nemico.
 CISSEO
 Che? Lo vorresti ancora
 nel dì de’ suoi trionfi
 esule? O prigionier?
 GLAUCIA
                                        Potresti e farlo
 dovresti ancor; ma nol consiglio. A l’ire
1040tronca il pretesto in Aglatida e a lei
 scegli sposo real.
 CISSEO
                                 Ma se ciò fesse
 anzi irritar che disarmar gl’insulti?
 GLAUCIA
 Li prevenga il rimedio. Oggi si accenda
 a l’imeneo la chiara face. Ormonte
1045nulla oserà, già prevenuto; e intanto
 ne le sue stanze un tuo comando il chiuda.
 CISSEO
 Ah! Risolver non so. Pugnan ne l’alma
 e sospetti e rimorsi.
 GLAUCIA
                                       E quai ne avresti
 Aglatida in veder sposa a un bifolco?
1050Ormonte, sì, pria guidò greggi al pasco...
 CISSEO
 Glaucia, onde il sai?
 GLAUCIA
                                        Da Erginda, a noi qui giunta
 dietro l’orme di lui, spergiuro amante.
 CISSEO
 Di lei si cerchi. Erginda
 finirà di espugnar le mie già fiacche
1055ultime diffidenze.
 Seguan te i miei custodi; e fa’ che inerme
 sia ben guardato entro la reggia Ormonte.
 GLAUCIA
 Degno è di te il comando.
 CISSEO
 Consiglio del tuo zelo.
 GLAUCIA
1060Col regno e con l’amor tutto l’offersi
 al padre di Aglatida.
 CISSEO
 Va’. In tua grandezza e in mia amistà confida.
 GLAUCIA
 
    Sempre mi disse il cor: «Non si disperi»;
 e in te confida, o re, la mia speranza.
 
1065   Unisca un imeneo due grandi imperi;
 e tremi al nostr’amor l’altrui baldanza.