Euristeo, Vienna, van Ghelen, 1724

 SCENA VIII
 
 AGLATIDA e i suddetti
 
 AGLATIDA
695A te...
 CISSEO
              Vieni, o rea figlia;
 vieni il frutto a veder di quegli affetti
 che nudristi in colui. Bel mi scegliesti
 genero e successor. Se posto avessi
 tu freno a sua insolenza, anzi che sprone,
700ei spinta non l’avrebbe a tanto eccesso,
 te scordando e Cisseo ma più sé stesso.
 ORMONTE
 Se più giusta...
 CISSEO
                              A lei parlo.
 AGLATIDA
 Ed io risponderò. Meno i tuoi sdegni
 non meritò giammai la mia innocenza.
705Io d’Ormonte approvate avrei le fiamme?
 Io sposo il soffrirei? Pria quella vita
 toglimi che mi desti.
 Odio lui più che morte. Abbian tutt’altra
 mercede i suoi trionfi.
710Scordi Aglatida; o una mortal nemica
 solo rammenti in lei.
 Questi sono, o signor, gli affetti miei.
 ORMONTE
 (Aglatida così?)
 CISSEO
                                Tra queste braccia
 vieni, o di me parte più cara, e senti,
715nei palpiti de l’alma,
 non so se più ’l mio gaudio o ’l mio rimorso.
 Nel tuo nobile sdegno
 riconosco il mio sangue; e tu che osasti
 offendere ugualmente
720me con l’orgoglio e con l’amor la figlia,
 va’; né più mi vantar le tue vittorie.
 N’hai già largo compenso,
 che, s’io l’audacia tua lascio impunita,
 io ’l regno a te, tu a me dovrai la vita.
 
725   Sovra il crin gli accesi fulmini,
 rispettando i lauri tuoi,
 non ti scaglia il mio furor.
 
    Ti abbagliò la troppa gloria
 e non vide i rischi suoi
730cieca in fasto e più in amor.