Euristeo, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA VIII
 
 ERGINDA con ISMENE e CISSEO sedente
 
 ISMENE
 Guarda di non mentir, che l’imposture
1080giudice re spaventa o le punisce.
 ERGINDA
 Amor sostien l’accuse. Io nulla temo.
 CISSEO
 Sei tu l’attesa Erginda?
 ERGINDA
 Quella e d’Elide son, figlia a Tersandro.
 ISMENE
 De l’olimpico Giove egli è ’l custode.
 CISSEO
1085Ti è noto Ormonte?
 ERGINDA
                                       E troppo, in mia sventura.
 CISSEO
 Dinne la patria, i genitori, i casi.
 ERGINDA
 E l’arti ancor, con cui deluse Erginda.
 CISSEO
 Elide è patria a lui?
 ERGINDA
                                       Ne udì i vagiti,
 d’età a me pari e nel mio patrio albergo.
 CISSEO
1090Come nel tuo? Servo a Tersandro ei nacque?
 ERGINDA
 No, ma qual figlio ei l’educò bambino.
 CISSEO
 Tanto i suoi genitori eran meschini?
 ERGINDA
 Fur più tosto, o signor, tanto spietati.
 CISSEO
 Perché?
 ERGINDA
                  Lo sa quel bosco, ove il lasciaro.
 CISSEO
1095Nel bosco sacro al maggior nume.
 ERGINDA
                                                               Appunto.
 ISMENE
 (Raccolgo attenta i detti).
 CISSEO
 Quivi il trovò Tersandro?
 ERGINDA
                                                 Esposto e solo.
 CISSEO
 Quant’ha?
 ERGINDA
                       Di poco io varco il quarto lustro.
 ISMENE
 (Conviene il tempo e ’l luogo).
 CISSEO
1100Era il bambino in ricchi arnesi involto?
 ERGINDA
 Anzi (mentir mi giovi) in grosse lane.
 ISMENE
 (O deluse speranze!)
 CISSEO
 Di suoi bassi natali indizio certo.
 ERGINDA
 E più certo l’avrai da’ suoi spergiuri.
1105Non delude le ninfe alma gentile.
 CISSEO
 Arse tra voi scambievol fiamma un tempo?
 ERGINDA
 D’amarmi ei disse; io sì, l’amai da vero.
 CISSEO
 Credesti a’ suoi sospiri?
 ERGINDA
                                               E a’ doni suoi.
 CISSEO
 Quai doni? Arco o ghirlanda.
 ERGINDA
1110Il più ricco, il più caro anzi di quanto
 tenesse. Ecco, o signor, l’aureo monile.
 Potea meglio provarmi ei la sua fede?
 CISSEO
 Gemme di raro prezzo. Osserva, Ismene. (Levandosi)
 ISMENE
 O dei!... Vedi, o signor... Vedi qui d’Argo
1115l’aquila. Alcide è questo, illustri segni
 di Temeno a me padre
 e padre ad Euristeo, sinor compianto.
 Non ti lasci temer questa, che al manco
 braccio a me pur risplende, aurea maniglia.
 CISSEO
1120Egual tesoro di natura e d’arte.
 ERGINDA
 Che feci!
 ISMENE
                    A me rispondi. Or saria vano
 negar. Dond’ebbe Ormonte
 la gemma?
 ERGINDA
                        Entro a sue fasce,
 d’oro e porpora inteste.
 CISSEO
1125E tra ruvide lane a che mentirlo?
 ISMENE
 Industria del suo amor ma sfortunata.
 Altro avea quel fanciullo?
 ERGINDA
                                                 Il ferro brando istesso
 che, non ha guari, io qui gli vidi al fianco.
 ISMENE
 Nel cui fulgido acciaro impresse stanno
1130del nome d’Euristeo le prime note.
 CISSEO
 Voglialo il ciel.