Euristeo, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA II
 
 ISMENE e poi ORMONTE
 
 ISMENE
 Fiero dover vuol che si soffra e vinca;
 né si aggiunga a dolor vergogna e colpa.
870Ecco Ormonte; ed oh! quanto,
 ma non per me, pensoso!
 ORMONTE
                                                 In odio a lei,
 Ormonte, anche a te stesso in odio sei.
 Che più mi resta a far, se non morire?
 ISMENE
 Sovrasta al suo destin chi ’l sa soffrire.
 ORMONTE
875Poss’io sperar quella bontà in Ismene ne la mia sorte avversa
 quella bontà in Ismene?...
 ISMENE
 Ismene è giusta; a che temerne, o duce?
 ORMONTE
 Chi ha l’odio del regnante ha quel di tutti;
 e reo seco divien fin chi ’l compiange.
 ISMENE
880Nulla toglie di stima
 gran miseria a gran merto; e in tuo favore,
 più di quel che dir posso, è quel che penso.
 ORMONTE
 Oh! Fosse ugual pietade in Aglatida!
 ISMENE
 Non ti rimorde il cor di alcuna offesa?
 ORMONTE
885Se colpa è amore e fede, io reo già sono.
 ISMENE
 Amor, sì, ma incostante e fé spergiura.
 ORMONTE
 Spergiura a lei?
 ISMENE
                                Perché la desti ad altra.
 ORMONTE
 A chi?
 ISMENE
               Conosci Erginda? A questo nome
 ti turbi e impallidisci?
 ORMONTE
                                            O dei! Già intendo;
890e l’ire d’Aglatida in parte assolvo.
 ISMENE
 Le fai ragion col confessare il torto?
 ORMONTE
 No, ma meno mi affligge
 il saperla ingannata
 che il crederla temerla infedel.
 ISMENE
                                                          Ti accusa Erginda
895di scambievole amor. Ne reca in prova
 e doni e giuramenti...
 ORMONTE
                                          Ah! Si perdoni;
 ma non si creda a disperata amante.
 Del mio amor la meschina a sé già fece
 lusinga in suo conforto;
900ed or se ne fa vanto in sua vendetta.
 Principessa, arrossisco
 fin ne la mia discolpa.
 Ma ’l credi. Ad Aglatida
 osato non avrei di offrire un core
905che fosse reo di spergiurato amore.
 ISMENE
 Ella si disinganni. A me l’incarco la cura
 lascia di tua innocenza.
 Cisseo sia ’l tuo pensier.
 ORMONTE
                                               Sorge in me spene,
 se Aglatida mi rendi. Io temo ancora
910il divieto crudel. Tu vanne e dille...
 
    Dille, pietosa Ismene,
 ch’ella fu ’l primo amore
 e ch’ella del mio core
 l’ultimo ancor sarà.
 
915   Dille che, se il gran bene
 m’è tolto di mirarla,
 quello però d’amarla
 vietar non mi potrà.