Faramondo, Venezia, Nicolini, 1699

 SCENA XX
 
 CHILDERICO e li suddetti
 
 GERNANDO
 Childerico.
 CHILDERICO
                        Gran re.
 GERNANDO
                                          Favor ti chiedo,
 che se ’l nieghi, è mia pena,
 se lo concedi, è tua fortuna.
 CHILDERICO
                                                    A l’alma
 fia la gloria de l’opra alta mercede.
1020Parla, o signor.
 GERNANDO
                              L’ingresso
 al rival Faramondo un re ti chiede.
 CHILDERICO
 Sire, di Rosimonda
 servo a le leggi. A custodir m’ha dato
 ella il re franco ed ora
1025un suo divieto a te ne chiude il varco.
 GERNANDO
 Childerico, rammenta
 cui compiacer ricusi. Onta è un rifiuto
 né sono avvezzi a tollerarne i regi.
 CHILDERICO
 Mi si può tor la vita,
1030non mai l’onor. Temo chi è re; ma temo
 più l’infamia del nome.
 E se impegno di fé, zelo di onore
 fa che ti nieghi, alto monarca, un dono,
 la cagion del rifiuto
1035più merita il tuo amor che il tuo perdono.
 GERNANDO
 Non lo sperar. Questo mio braccio...
 TEOBALDO
                                                                   Acheta,
 sire, il giusto tuo sdegno.
 Sol col figlio mi lascia. Otterrà il padre
 ciò che il re non ottenne.
 GERNANDO
1040Sì, Teobaldo. Usa ogn’arte, ogni consiglio,
 perché non sia a Gernando
 amico il padre ed inimico il figlio.
 
    Se non paventi
 d’un re ’l furor,
1045hai poco ingegno
 ma troppo cor.
 
    Può sfortunato
 farti il suo sdegno
 ma può beato
1050farti il suo amor.