Andromaca, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA PRIMA
 
 ULISSE ed EUMEO, ASTIANATTE e TELEMACO che stan ragionando in disparte
 
 ULISSE
 A te l’infanzia confidai del figlio.
 Tu gli fosti altro padre. Eumeo, mel rendi.
 EUMEO
870Che non fanno i lunghi anni?
 Guardo l’un, guardo l’altro;
 e in nessun riconosco
 della crescente età le prime tracce.
 Il tempo le ha confuse,
875la memoria smarrite.
 ULISSE
 Chi sa? Natura ha le sue voci? Udiamli.
 ASTIANATTE
 Che udir pensi da noi?
 Qual sia il tuo figlio? Andromaca già il disse.
 TELEMACO
 Indovina, se il puoi; scegli, se l’osi.
 ULISSE
880L’un di voi morirà. Decida il caso.
 ASTIANATTE
 Il caso potria farti un parricida.
 Me scelga il tuo furor. Sono Astianatte.
 TELEMACO
 Lasciami il nome mio, picciolo dono;
 e sol per aver morte io tel dimando.
 ASTIANATTE
885Non proseguir. Più tosto
 siamo entrambi Astianatte; e odiamo Ulisse.
 ULISSE
 Oh dei! Saper non posso
 qual dei due sia mia prole; e so ch’entrambi
 mi son nimici.
 EUMEO
                              Con qual arte instrutti
890gli ha la femmina scaltra!
 ULISSE
                                                 Oh figlio! Oh figlio!
 Mi ributta ciascun! Natura ingiusta,
 o più taci o più parla.
 EUMEO
 Oh me cieco finor! Metti in riposo
 l’alma agitata. Alla real tua tenda
895si scortino.
 ULISSE
                       Ubbidite.
 ASTIANATTE
 Al destin, non a te.
 TELEMACO
                                     Che sarà mai? (Astianatte e Telemaco partono seguiti dalle guardie)
 ULISSE
 Eumeo, tu mi lusinghi.
 EUMEO
 La superba al tuo piè cadrà fra poco;
 ma pietade in tuo cor non abbia loco.
 
900   Pianti e preghi porgerà;
 chiome e gote straccerà,
 madre misera e dolente.
 Non lasciarti impietosir.
 
    Pensa a Grecia e pensa a te;
905vuol vendetta, impegno e fé
 che tu faccia il già crescente
 tralcio infesto inaridir.