Faramondo, Venezia, Nicolini, 1699

 SCENA XVI
 
 CLOTILDE e GUSTAVO
 
 CLOTILDE
 Gustavo, alfin tu vedi
 lagrimosa Clotilde e qual poc’anzi
890la bramasti a’ tuoi piedi.
 Signor, pria che gli esponga,
 tu intendi i voti. Io ne l’altrui ti chiedo
 o la mia vita o la mia morte. O salvo
 dammi il fratello o in me l’uccidi ancora.
895Se m’ami, ah come puoi
 condannar Faramondo e amar Clotilde?
 Ti vo’ più giusto. Estingui
 tutto l’amore o tutto l’odio; e sia
 per tuo, per mio riposo,
900men crudele il tuo core o men pietoso.
 GUSTAVO
 Clotilde, ancor ben noti
 non hai tutti i tuoi mali. Adolfo è avvinto
 non men che Faramondo.
 Due vittime son queste
905egualmente a te care.
 L’un t’è fratel, l’altro t’è amante; e parla
 nel tuo tenero core
 per quel natura e a pro di questo amore.
 CLOTILDE
 È ver, m’è caro Adolfo
910e in me accresce i timori il suo periglio.
 Ma alfin tu gli se’ padre ed ei t’è figlio.
 GUSTAVO
 Non t’adular, Clotilde.
 No, denno ambi morir. Sveno mi chiede
 di chi l’uccise il sangue.
915Questo i’ giurai; né puote
 rivocarsi il decreto.
 Ne la vita di Adolfo
 posso usarti pietà. Se salvo il brami,
 Clotilde, odi la legge: i’ ti vo’ mia.
920Dammi fede di sposa e salvo e’ fia.
 CLOTILDE
 Che la destra i’ ti stringa, alor che calda
 fia del sangue fraterno?
 No, tiranno crudel. Se Faramondo
 deve morir, mora anche Adolfo; io l’amo
925ma abborrir saprò il figlio
 nel delitto del padre. Adolfo mora;
 il duol de la sua morte
 sarà tua pena e mia vendetta ancora.
 GUSTAVO
 Qui se le guidi Adolfo. In questi primi
930impeti del dolor mal si conosce
 il più sano consiglio. Addio, Clotilde.
 Se di quanto hai più caro
 perdi una parte, l’altra,
 che salvar puoi, non trascurar. Più giusta,
935il tuo e ’l mio cor da l’esser empio assolvi.
 Qui vinca i tuoi rigori
 la vista del tuo amor. Pensa e risolvi.