Andromaca, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA PRIMA
 
 ORESTE, ULISSE con soldati
 
 ORESTE
285Non senza gioia io premo, Ulisse, e spiro
 questa terra e quest’aure
 ch’Ermione, l’idol mio, respira e preme.
 Chi sa che, altrui rifiuto, a me non tocchi
 il bel piacer di ricondurla ad Argo?
 ULISSE
290Sognan gli amanti anche vegliando. Oreste,
 voto è di tutti i Greci
 che la giurata fede
 serbi Pirro alla vergine reale.
 ORESTE
 Dell’iliaca sua schiava ei prigioniero,
295facil non è che fuor ne tragga il piede.
 ULISSE
 Ma vedrà ricoperto
 l’ambracio sen da mille navi anch’egli.
 ORESTE
 Ultimo a vendicar gli offesi Atridi
 allor non sarà Oreste. A Pirro intanto
300resti Andromaca.
 ULISSE
                                   No. La frigia donna
 non dia nipoti al gran Peleo né i greci
 talami disonori. I tristi giorni
 tragga vedova e serva; e il suo Astianatte
 oggi le sia nova cagion di pianto.
 ORESTE
305Perché?
 ULISSE
                  Giusto è che spento
 sia in lui d’Ettore il seme.
 Così estinguer con lui potessi ancora
 que’ pochi che fuggiro al ferro e al foco
 e in estrane contrade erran dispersi.
 ORESTE
310Odio, che per oggetto ha gl’infelici,
 non è degno d’Ulisse.
 ULISSE
 Lo giustifica il danno. Il mio nimico
 può fuggirmi in un solo. Io il cerco in tutti.
 ORESTE
 Non chieggo arcani a chi li tace; e amore
315ad Ermione m’affretta.
 ULISSE
 Io qui a Pirro esporrò ciò che da lui
 la Grecia esige: il sangue d’Astianatte
 e i giurati sponsali.
 ORESTE
                                      Ah, tutto Ulisse
 dimandi e nulla ottenga in mio martoro.
 ULISSE
320Per la patria tu fai voti crudeli.
 ORESTE
 La patria amo, o signor; ma Ermione adoro.
 
    Lunge da que’ bei rai
 so quanto sospirai.
 
    Notte mi cinse intorno;
325e lieto e chiaro giorno
 sorger più non mirai.