Andromaca, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA V
 
 EUMEO con soldati, ANDROMACA ed ERMIONE
 
 EUMEO
 Donna, tu serva sei. Questa che vedi
 di quel Pirro è la sposa,
 cui ti diede la sorte, e la ubbidisci.
 ANDROMACA
125Son serva, è ver; ma solo a Pirro è dato
 sopra Andromaca aver ragion d’impero;
 né colei che m’additi è ancor sua sposa.
 ERMIONE
 Ma lo sarà. La figlia
 d’Elena qui non venne
130per soffrir che tu, o donna,
 barbara per natal, schiava per legge,
 il suo sposo le usurpi e lei derida.
 ANDROMACA
 Ermione, la fortuna
 sovra tutti ha possanza.
135Siamo ove Troia fu. Cader può ancora
 Sparta, regno minor. Tu, se mi sdegni
 onorar qual regina,
 misera mi rispetta; e se t’irrita
 il credermi rival, sappi che Pirro
140per me oggetto è d’orror; né avrà lusinghe
 tutta la sua fortuna a far ch’io l’ami,
 come ha tutto il suo sangue a far ch’io l’odi.
 ERMIONE
 Se vero o falso sia l’odio che ostenti,
 ora il vedrò. Sopra ad un pronto legno
145fuggi il nimico amante.
 Tebe, antica tua patria, o qual più vuoi
 altro lido t’accolga.
 EUMEO
 Mira come s’arretra e tace e stassi,
 qual chi cosa offrir s’ode aspra e funesta.
 ANDROMACA
150Ermione, a tua virtù grazie dar posso,
 non fuggir servitù con atto indegno.
 ERMIONE
 Ma Pirro è il tuo nimico.
 ANDROMACA
                                               E il mio signore.
 ERMIONE
 Nulla in Troia rimane, onde t’incresca
 lasciarla.
 ANDROMACA
                    Ettor vi giace, il morto sposo.
 EUMEO
155E Astianatte ove resta?
 ANDROMACA
                                             Il san gli dei.
 ERMIONE
 Orsù, ti segua anch’egli.
 ANDROMACA
 Lo vedi al fianco mio? Povero figlio!
 EUMEO
 Tu perdi il tempo; e Andromaca non cerca
 che pretesti a schernirti.
 ERMIONE
160Li cerca invan. Da’ ceppi
 già ti figuri il trono;
 ma scegliti qual vuoi, fuga o pur morte.
 ANDROMACA
 Questa sì; né altro ben da Ermione attendo.
 Su, vieni; ed a quest’ara,
165che abbraccio, mi vedrai cader tranquilla.
 ERMIONE
 Quale speme è la tua?
 ANDROMACA
                                           Che il mio morire
 sacrilega ti renda
 e vendichi i miei mali Apollo irato.
 ERMIONE
 Oh ciel!
 EUMEO
                  Treman sì tosto
170d’Ermione l’ire? Io di là trarla a forza (Vedesi dal monte discendere a gran passi Eleno con parte delle guardie di Pirro)
 e del nume anche a’ piè vibrarle in seno
 saprò quest’asta. Alle tue offese il colpo
 deggio ma più alle mie. Mirami, o donna,
 ed Eumeo riconosci.
175All’ombra di Telemaco cadrai
 vittima rea. Vi aggiungerò, lo spero,
 il tuo Astianatte ancora,
 mal celato sinora all’odio mio.
 Chi basterà a salvarti?