Gl’inganni felici, Venezia, Nicolini, 1696

 SCENA III
 
 ARMIDORO che ascende sul trono e CLISTENE. Suonin le trombe.
 
 ARMIDORO
 Lascia che al regio piè, Clistene invitto,
40baci d’ossequio impronti.
 CLISTENE
                                                 Eroe che vince (Lo abbracci)
 degno è di questi amplessi. Ormai ricevi
 il premio da una destra
 matura a le vittorie; e sul tuo capo,
 che sostener può solo
45il peso trionfal di tanti onori,
 verdeggino con fasto i regi allori. (Si leva la corona di alloro e lo coroni. Suonino intanto le trombe)
 Ma qual patria superba
 va d’un’alma sì grande? Io già nel volto
 leggo la nobiltà de’ tuoi natali.
 ARMIDORO
50Patria m’è Atene e son Demetrio, figlio
 al regnator Clearco.
 CLISTENE
 Principe amico, al sen ti stringo e al nuovo
 giorno conchiuderemo i tuoi sponsali.
 ARMIDORO
 Gioie non trovo al mio diletto eguali.
 CLISTENE
55T’assidi al lato mio.
 ARMIDORO
                                      Forza è ch’io parta.
 CLISTENE
 Vanne; la nuova luce
 ti attenderà sposo e consorte al regno. (Si vada oscurando la scena)
 ARMIDORO
 Se Agarista possiedo,
 di regnar non mi curo, altro non chiedo. (Scenda dal trono)
 
60   Mi prepara amor contenti.
 A quel bel, che m’ha piagato,
 lauri miei vi porterò;
 
    e sarò più fortunato
 se que’ rai mirar potrò
65per me ridenti. (Parte)
 
 CLISTENE
 Seguano i giuochi e al giorno,
 che moribondo cade,
 allunghino la vita accesi lumi. (S’illumina la scena. Segue il ballo di lottatori armati)
 Basti così; ti sento, (Clistene scende dal trono)
70per riveder la figlia, alma, in tormento.
 
    Ti rendo altra vita,
 mia figlia gradita,
 col dirti: «Sei sposa».
 
    Già mi par che ti brilli sul viso
75con dolce sorriso
 più vaga la rosa.