Faramondo, Venezia, Nicolini, 1699

 SCENA IX
 
 FARAMONDO e dette
 
 FARAMONDO
                                                   E mora.
 ROSIMONDA
 Aimè! Desso egli è forse?
 CLOTILDE
 (In qual rischio il compiango!)
 ROSIMONDA
 (È possibile mai...)
 FARAMONDO
                                      Sì, tu mi vedi,
730principessa, a’ tuoi piedi.
 Se nieghi fede al guardo, orché diverso
 da qual pria mi vedesti a te ritorno,
 credilo, Rosimonda,
 a quel dolor che sul mio volto impresso
735quasi ignoto mi rende anche a me stesso.
 ROSIMONDA
 Misero! E qual tuo fato
 qui ti guida a morir? Qui dove ogn’alma,
 ogni ferro, ogni voto
 congiura a la tua morte,
740a che vieni? Che vuoi?
 FARAMONDO
 A cercar questa morte a’ piedi tuoi.
 CLOTILDE
 Frenar chi puote il pianto?
 ROSIMONDA
 A me chiedi la morte?
 FARAMONDO
                                           Eccoti il capo
 che vuoi reciso. Eccoti il sen che aperto
745brami a mille ferite.
 Qui vi ricerca il core, unica sede
 di quest’alma infelice, e lo trafiggi.
 Eccoti il ferro stesso
 reo del sangue fraterno e qui lo immergi.
750Tanti popoli invano e tante spade
 s’armano a’ danni miei. Tu sola basti
 a compir la mia morte.
 Già d’allor che ti vidi, assai più fiera
 l’han co’ dardi che scocchi,
755nel mio sen principiata i tuoi begli occhi.
 CLOTILDE
 (Che mai dirà?)
 ROSIMONDA
                                 (Sento mancarmi il core
 fra pietade ed onore.
 Vendicarmi non posso.
 Perdonargli non devo.
760Che farò? Che risolvo?) Ah Faramondo,
 qual duro passo è questo in cui mi getti?
 Un regno tu m’hai reso,
 libertà tu m’hai data;
 ma un fratel m’hai trafitto. Aimè! Può farmi
765un perdono spergiura e un colpo ingrata.
 Ma poiché te infelice e me crudele
 brami in onta del cor, sì, tu morrai.