Andromaca, Vienna, van Ghelen, 1724

 SCENA IX
 
 PIRRO
 
 PIRRO
 Benché donna ed inerme, in suo furore
 non si trascuri e più, se la fomenti
 Oreste, amante, giovane e feroce.
 Ma con lei s’armi Oreste, Ulisse e quanto
270tien la Grecia in mio danno, oggi mia sposa
 vo’ che Andromaca sia. Sol mi spaventa
 quel core, in cui col nome
 di virtù si sostiene odio e disprezzo.
 Ma cederà. L’astrigneranno alfine
275a migliore consiglio
 l’util, la tema e la pietà del figlio.
 
    A colpi, a percosse
 cede il ferro, la selce si spezza.
 Sol fiera bellezza
280più resiste di acciari e di marmi.
 
    Ilio vinsi; e s’altr’Ilio ancor fosse,
 a espugnarlo avrei sorte e valore.
 Ma a vincer un core
 debol sono ed amor fa tremarmi.
 
 Ballo dei custodi del tempio d’Apollo.
 
 Fine dell’atto primo