Nitocri, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XX
 
 MICERINO e i sopraddetti
 
 MICERINO
 Prevengo il tuo desir. Vive Mirteo;
 vive l’illustre amico. Odine il come.
 NITOCRI
 Dei, quanto giusti siete!
 MICERINO
1660Trasse appena egli il piè fuor della reggia
 che il feroce Ratese:
 «Pur ten vieni» gli disse «al tuo supplizio».
 Dal popolo fremente egli il difese
 sino al palco feral. «Della tua morte
1665questo» soggiunse «è il nobil campo»; e al torvo
 carnefice esclamò: «Tue parti adempi».
 NITOCRI
 Iside certo o Anubi a lui diè scampo.
 MICERINO
 Manete, il crederesti? alla mannaia,
 che già in aria pendea, sospese il colpo.
1670«Ferma» gridò. «Se infierir vuoi nell’empio
 uccisor di Amenofi, io te l’addito»;
 e Ratese accennò. «Colui, sì, Egizi,
 colui fu il traditor. Colui poc’anzi
 minacciava a Nitocri egual destino;
1675e senza un foglio mio, forse di Lete
 calcherebbe le vie la regal donna».
 IMOFI
 Quel di Ratese genero Manete?
 MICERINO
 Appunto.
 EMIRENA
                     E quanto a noi pareva iniquo!
 NITOCRI
 Vedi giudizio uman quanto spesso erra!
 MICERINO
1680Allor quell’empio impallidì. Sul volto
 gli si lesse l’orror de’ suoi delitti.
 Un fremito, un bisbiglio
 si udì, qual suol nel suo turbarsi il mare.
 Mille ad un tratto e mille
1685gridan: «Viva Mirteo, mora Ratese»;
 e l’avrian morto; ma sé stesso oppone
 Manete, or Mirteo prega or quello, or questo
 e tanto fa che al tuo giudizio il serba.
 NITOCRI
 Tutto ei speri da me, fuorché il perdono...
 MICERINO
1690Non ti dar pena. Il suo furor l’ha ucciso.
 NITOCRI
 Come?
 MICERINO
                 Tutti eran gli occhi
 volti in Mirteo, quando colui, di seno
 trattosi un picciol ferro,
 due volte in sé lo ascose e cadde estinto,
1695non so quai susurrando orride note
 ch’io lontan non udii.
 EMIRENA
 Peran così quanti son empi al mondo.
 NITOCRI
 Mirteo non ancor viene? Onde l’indugio?
 MICERINO
 Denso popolo intorno... Eccolo. Il vedi.