Nitocri, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XVII
 
 IMOFI e i sopraddetti
 
 IMOFI
1590Che più si bada? All’alto della reggia
 son già i nimici. In breve
 o la ruina si minaccia o il foco.
 MIRTEO
 Più non si tardi.
 NITOCRI, EMIRENA
                                 O dio!
 MIRTEO
 Meglio chiuder non posso il viver mio. (S’incammina a gran passi verso la porta della sala)
 NITOCRI
1595Olà. Di quella soglia (Alle guardie)
 uscir gli si contenda.
 MIRTEO
 Si aprirà questo ferro (Dando di mano alla spada)
 altra via nel mio seno.
 Lasciami al mio dovere o qui mi sveno.
 MICERINO
1600Moriam da generosi o spaventiamo (Facendo lo stesso)
 con la nostra virtù perfidia e rabbia.
 Andiam tutti in difesa
 di una vita si illustre.
 NITOCRI
                                          Andiam. Precedo.
 MIRTEO
 Disperato consiglio! Incontro a tanti,
1605che può valor? Vivete,
 tu, Emirena, all’amico,
 voi, Micerino e Imofi,
 alla vostra regina; e tu, regina,
 vivi alla mia vendetta; infausta sia
1610a’ tuoi nimici e miei la morte mia.
 
    Di che per me piangete?
 Col piangere offendete
 voi stessi e la mia gloria.
 
    Vivrà, lo spero anch’io,
1615in te dell’amor mio, (Ad Emirena)
 in te della mia fede, (A Nitocri)
 in tutti del mio onor l’alta memoria.