Faramondo, Venezia, Nicolini, 1699

 SCENA III
 
 ROSIMONDA, GERNANDO, TEOBALDO e CHILDERICO
 
 GERNANDO
605Principessa, a’ tuoi lumi
 tu devi il mio disegno. Io cerco in essi
 la conferma de l’opra.
 ROSIMONDA
                                          Empio, e lo credi?
 TEOBALDO
 Gustavo i voti approva.
 ROSIMONDA
 Rosimonda i detesta.
 GERNANDO
                                         In Faramondo
610tutto impiega il tuo sdegno.
 ROSIMONDA
 Odio lui per destino; e tu nemico
 per genio mio, per colpa tua mi sei.
 Mi pongono in un giusto
 abbominio te il cor, quello gli dei.
 GERNANDO
615Men crudele i’ ti spero, alor che tronco
 di Faramondo il capo
 verrò ad offrirti; e di quel sangue a vista...
 ROSIMONDA
 Va’, perfido, e v’immergi
 tu stesso il ferro. A satollar lo sguardo
620vanne in quel cor, cui tanto devi, ingrato.
 Nel piagarlo ti scorda
 che per lui vivi. Il real capo attendo
 più da la tua impietà che dal tuo brando.
 Sai qual premio ne avrai?
625Io vorrò, dopo il suo, quel di Gernando.
 
    Nemico non ti temo;
 amico non ti voglio;
 e t’odio amante.
 
    Autor del mio cordoglio,
630rifiuto i doni tuoi;
 amami quanto vuoi,
 sarò costante.