Nitocri, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VII
 
 EMIRENA e MIRTEO
 
 EMIRENA
1340Di Nitocri un comando
 qui mi trasse, o Mirteo. Cred’ella, e un tempo
 anch’io il credei, che su quel cor ritenga
 qualche poter la misera Emirena.
 Per lei, che non ti offese,
1345movati di te stesso
 pietà. Prego per lei, sommersa in pianto.
 Per me ancor pregherei;
 ma in te non han più fede
 e il merito han perduto i pianti miei.
 MIRTEO
1350Di una vita meschina
 troppa cura si prende
 la tua, la mia regina. A lei mia morte
 util sarà. La vendichi; la soffra;
 e di qualche sua lagrima la onori.
1355Tanto non chieggo a te. Tu prima in seno
 m’hai spinto il mortal colpo. Era vicino
 a uccidermi il dolore
 del mio tradito amore.
 Ma grazie a’ miei nimici, or suo mi vuole
1360quella gloria, a cui vissi.
 Chiuderò i giorni miei con più virtude;
 e fedele a Nitocri e ad Emirena,
 finirò la mia vita e la mia pena.
 EMIRENA
 Vanne, o crudel; ma non ti segua almeno
1365l’odio fin nella tomba.
 Saziati e in questo seno
 pria tua vendetta adempi; o se pur vuoi
 al mio fiero martir lasciarmi in preda,
 vattene. A’ regni dell’eterna notte
1370verrò in breve a seguirti, ombra dolente.
 MIRTEO
 E verresti più ingiusta e più nocente.
 Addio, Emirena. Al mio fedele amico,
 tua scelta, i casti affetti
 tutti rivolgi. Amami in lui. Sol questa
1375ricompensa ti chiede
 l’oltraggiata mia fede. Addio, Emirena.
 EMIRENA
 
    Ferma.
 
 MIRTEO
 
                    No. Vado a morir.
 
 EMIRENA
 
    Amore ti arresta.
 
 MIRTEO
 
 Onore m’invita.
 
 EMIRENA
 
1380Amara partita!
 
 MIRTEO
 
 Pietade funesta!
 
 EMIRENA
 
    Serbar puoi la cara vita.
 
 MIRTEO
 
 Con infamia e con martir.
 
 EMIRENA
 
    Ferma.
 
 MIRTEO
 
                    No. Vado a morir.
 
1385Da un’ingiusta pietà salviam la nostra
 virtude. Addio. Guidatemi a Ratese.