Nitocri, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA V
 
 MIRTEO e MICERINO con guardie
 
 MIRTEO
 Amico, avran pur fine
 le mie sciagure.
 MICERINO
                                In tua grandezza e gloria.
 MIRTEO
 Necessaria a Nitocri è la mia morte,
1300qual fu ognor la mia vita.
 MICERINO
 Ella in te conservar vuol la più cara
 gemma di sua corona.
 MIRTEO
 Come? Al palco letal non mi fan guida
 i reali custodi?
 MICERINO
1305Se il vuoi, faranla al trono. Uscir di Menfi
 con lor dovrai pel sotterraneo calle
 che l’amante regina apre in tuo scampo.
 MIRTEO
 Qual amor? Qual pietà? Fuggir Mirteo?
 E da morte fuggir, quando può averne
1310riposo e lode? E per viltà cangiarla
 in una vita di miseria e d’onta?
 MICERINO
 Fa spavento a Nitocri il tuo destino.
 MIRTEO
 Soffrirlo è minor mal che meritarlo.
 MICERINO
 Temo che al tuo cader la uccida il duolo.
 MIRTEO
1315Il popolo in furor più è da temersi.
 MICERINO
 Riporrallo in dover grado e rispetto.
 MIRTEO
 Dover contra perfidia è debol freno.
 MICERINO
 Saranno al regal fianco i suoi più fidi...
 MIRTEO
 E Mirteo fuggirebbe. Ah! Micerino,
1320siimi amico miglior. Piaccion gli onesti,
 non gli utili consigli, a vero amore.
 Me ne applaude il tuo core; e s’io ricuso
 di espor la mia regina e fuggir morte,
 so che tu stesso avresti
1325un’eguale fermezza in egual sorte.