Nitocri, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XV
 
 MICERINO e NITOCRI.
 
 MICERINO
 Pietà mi stringe il core. Io lo compiango.
 NITOCRI
 La sua innocenza è salva.
 L’altrui perfidia è vinta. Io regno; io posso
 tutto in suo scampo; e il deggio.
1080Non avran lo sperato
 trionfo i suoi nimici.
 E lo alzerò a tal segno
 da far tremar sino all’invidia il guardo.
 MICERINO
 Il suo più fier nimico è la sua pena.
 NITOCRI
1085Questa ancor vincerò. Sia tua Emirena.
 
    Sinché un raggio di speranza
 dà baldanza a un forte amor,
 trova un cor fido e costante.
 
    Ma qual foco a poco a poco
1090resta spento,
 se alimento a lui si toglie,
 così doglie e così pene
 senza spene in core amante.