Nitocri, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA X
 
 MIRTEO, MICERINO e le sopraddette
 
 NITOCRI
 Venite, illustri amanti. Amor fra entrambi,
 se il più degno non può, scelga il più caro.
 Emirena lo dee. Piena i miei voti
 sul destin vostro autorità le danno.
420Non è così? (Verso Emirena)
 EMIRENA
                         Tua bontà giunse a tanto.
 NITOCRI
 Io parto. A me non serbo
 che dolermi con l’un, perché negletto,
 e con l’altro goder, perché contento.
 Ma tua guida sia Imofi. Io tel rammento. (Piano ad Emirena)
 
425   Due gentil fiori,
 d’ardor mancando,
 vitali umori
 stan sospirando
 su’ freschi albori
430di vaga aurora.
 
    A’ rai di quella
 luce novella,
 l’un si ristora;
 ma l’altro è forza
435che abbandonato
 sul verde prato
 languisca e mora.