Nitocri, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VIII
 
 RATESE e NITOCRI
 
 RATESE
 (Sì per tempo Nitocri a che mi chiede?)
 NITOCRI
 E trovansi, Ratese, alme in Egitto
330che senza onor, senza rispetto, tutte
 calchin le umane e le divine leggi?
 E faccian sì che Menfi omai diventi
 orror de’ numi, obbrobrio delle genti?
 RATESE
 Quel buon saggio governo, onde ne reggi,
335tor dovrebbe alle colpe ogni ardimento.
 NITOCRI
 Bontà le irrita. In chi miglior fu il core
 che in Amenofi? E Menfi
 pur trucidato il vide; ed impunito
 n’esulta il parricida; e non gli basta.
340Regio sangue v’è ancor, v’è ancora il mio,
 in cui l’empio disseti
 l’avide brame.
 RATESE
                              (Ah! Temo esser tradito).
 NITOCRI
 Trofeo già ne sarei; né più questi occhi
 veduto avrien del sol nascente i rai,
345se il cielo, che de’ re veglia in difesa,
 posta in cor non avesse
 a vassallo fedel la mia salvezza.
 RATESE
 Non v’ha più dubbio. (O stelle!)
 NITOCRI
 Questo foglio da morte (Traendosi dal seno un foglio)
350mi preservò. Comandi
 diedi opportuni e spaventai la colpa,
 cui non resta altra speme,
 onde pena sfuggir, che starsi occulta.
 Ma invan lo spera. A canto
355le sta infamia e vendetta; e tu, Ratese...
 Ma attonito rassembri e non rispondi.
 RATESE
 Sono da orror sì sopraffatto e vinto
 ch’uso di senso e di ragion mi è tolto.
 NITOCRI
 Prendi, o fedel. Con questa guida esplora (Lo dà a Ratese)
360l’assassin di Amenofi e di Nitocri.
 L’un né l’altro conosci. A te ne affido
 e la traccia e l’esame. Avrà ministri,
 avrà complici al fallo. Un sol non puote
 tanto osar da sé stesso; e sparso in molti,
365mal si asconde un misfatto.
 Nulla sfugga al tuo zelo. In simil caso
 anche il superfluo è necessario e giusto;
 e nella scuola di geloso impero,
 sovente dall’error si apprende il vero.
 RATESE
370(Respiro). Al grand’onor l’opra risponda.
 Ma donde il foglio? E chi lo scrisse?
 NITOCRI
                                                                   Ei volle
 con quel del reo tener suo nome occulto,
 perché non so. Che rara è quella fede,
 in cui con libertà parli l’amore,
375lontano da interesse o da riguardo.
 RATESE
 Eh! Regina, se quanti
 stan più presso al tuo trono
 core avesser, qual io, sincero e fido,
 solo intesi a piacerti e non distratti
380dall’amor d’altro oggetto,
 quell’amor, quella fede,
 che sì rara ti sembra, in lor vedresti;
 e in me..
 NITOCRI
                    Basta, o Ratese. Assai dicesti.
 RATESE
 
    Da chi più cerchi amor?
385Dove più zelo e fé?
 Fede arde pura in me;
 e più direbbe il cor; ma ossequio tace.
 
    A un utile consiglio
 si oppone il tuo rigor.
390Taccio, che a me periglio
 o a te saria rossor un zelo audace.