Nitocri, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VI
 
 NITOCRI con guardie ed IMOFI da varie parti
 
 NITOCRI
 Di Ratese si cerchi. (Ad una delle guardie)
 Parlasti, Imofi, ad Emirena ancora?
 Che fe’? Che disse? Con qual gioia in volto
235ricevé il dono mio? Vuol ella in sposo
 Micerino o Mirteo? Per qual di loro,
 tanti d’Africa e d’Asia alti monarchi
 divenner suo rifiuto? Il ver mi esponi.
 Peggior del male mi saria l’inganno;
240ed io cerco rimedi e non lusinghe.
 IMOFI
 Per pietà non saprei tradir la fede
 che ti deggio, o regina.
 Grata accolse Emirena
 gli eccelsi doni tuoi; ma tal gli accolse
245che né più mesta né più lieta apparve.
 NITOCRI
 Sta sempre in guardia alma in sospetto e s’arma
 del suo stesso timor. Ma che rispose?
 IMOFI
 Che per ambo gli offerti incliti duci
 ha stima eguale e che Nitocri io preghi
250di lasciarla in riposo
 e in libertà di non amar che lei.
 NITOCRI
 No. Sinor l’ostinata
 di due sudditi miei, di due più cari
 mi fe’ due ingrati; un giorno
255ne faria due rubelli.
 Ma sul volger del nodo
 lo troncherò. Protervia ed accortezza
 poco le gioveran. Son donna anch’io;
 e regno e autorità mi fan più scaltra.
260Siegui.
 IMOFI
                 Tanto insistei, tanto usai d’arte
 ch’ella alfin sospirando:
 «Si ubbidisca» proruppe.
 «Suddita io sono. La regina elegga;
 e il mio sacrificando al suo riposo,
265dal suo volere attenderò lo sposo».
 NITOCRI
 Dal mio? L’arte conosco. Invan l’attende.
 Politica mel vieta;
 e poiché, caro Imofi,
 tu sai la mia sciagura e il mio rossore,
270il dirò pur, non mel consente amore.
 IMOFI
 Perdona. O mal d’amor gli arcani intendo
 o di Emirena il tuo si lagna a torto.
 NITOCRI
 Perché?
 IMOFI
                  Mirteo non ami?
 NITOCRI
                                                   E che Emirena
 quel cor mi usurpi, io n’ho dispetto e pena.
 IMOFI
275Or ecco in tua balia l’esser felice.
 Micerin scegli a lei, l’altro a te serba.
 NITOCRI
 Occhio hai di corta vista. Assai più lunge
 scopre chi d’alto mira.
 Dimmi. Il piacere dell’oggetto amato
280studio esser dee di chi ben ama?
 IMOFI
                                                              Il dee.
 NITOCRI
 E ciò sfuggir che a lui dia noia?
 IMOFI
                                                           È vero.
 NITOCRI
 E far, se cosa gli avvien trista e acerba,
 che il suo rival n’abbia la colpa?
 IMOFI
                                                            Assento.
 NITOCRI
 Dunque a Mirteo, cui di piacer sol bramo,
285perch’io recar sì grave torto e farmi
 rea del suo danno con iniqua legge?
 Eh! L’escludea Emirena; e in lui l’oltraggio
 spegna gli antichi ardori e i nuovi accenda.
 IMOFI
 E se contra il tuo voto
290sceglie Mirteo?
 NITOCRI
                               Paventi
 per lui; tremi per sé. Fu in me pietoso
 timor di regno; forse
 tal non sarebbe gelosia di amore.
 IMOFI
 Fa’ ch’ella il tuo desir sappia e ’l rispetti.
 NITOCRI
295Qual consiglio? Io sì vil? Regina amante,
 che da amor custodir non puote il seno,
 difenda il grado almeno.
 IMOFI
 Ma che vorresti?
 NITOCRI
                                  O dio!... Nol so... Vorrei...
 Imofi, io d’esser fuggo
300e misera e tiranna.
 Toglimi a sì ria sorte.
 IMOFI
 Risolvi e ubbidirò.
 NITOCRI
                                     Da chi ubbidisce,
 il voler di chi regna
 s’interpreti, si adempia e non si attenda.
 IMOFI
305Si fan guerra i tuoi voti. O quel che piace
 o quello che conviene.
 NITOCRI
 Gli accorda in amistà.
 IMOFI
                                           Come il poss’io?
 NITOCRI
 Va’. Salva il mio decoro e l’amor mio.
 IMOFI
 
    Intendo. Al ciglio, all’alma
310rendi l’usata calma.
 Confondersi ne’ mali a re disdice.
 
    Dal basso volgo, avvezzo
 a giudicar dal senso,
 scherno egli esige e sprezzo,
315se men forte si crede o men felice.