Faramondo, Venezia, Nicolini, 1699

 SCENA XVII
 
 GUSTAVO e CLOTILDE con guardie
 
 GUSTAVO
435Sì, Clotilde, il mio seno
 han preso a lacerar due vari affetti,
 d’odio per Faramondo,
 d’amor per te. Quello il vuol morto e questo
 te salva e mia. Non sono
440più per te quel Gustavo. Assai diverso
 m’ha reso il tuo coraggio e ’l tuo sembiante.
 Mi temi re? Non disprezzarmi amante.
 CLOTILDE
 Se lusinga d’amor rattenne il colpo,
 la vittima involata
445ritorni a l’ara. Amor, che d’odio è figlio,
 si conformi al natal, segua il suo istinto.
 Gustavo, in me ti addito
 la metà di quel cor che brami estinto.
 GUSTAVO
 Non t’abusar, Clotilde,
450de l’amor mio; ti fia più caro il dono
 de la tua vita e temi
 di tornarmi a irritar dopo un perdono.
 CLOTILDE
 Serba l’amore o torna a l’odio; hai preso
 un’alma ad espugnar troppo costante.
 GUSTAVO
455Clotilde, il so; disprezza
 il genitor chi è già del figlio amante.
 CLOTILDE
 E chi non sa, Gustavo,
 le scambievoli fiamme?
 GUSTAVO
                                              Adolfo t’ami.
 Egli è suddito e figlio,
460io padre e re. Mi cederà il tuo core,
 e alora...
 CLOTILDE
                   E alora a sdegno
 avrò il figlio egualmente e ’l genitore.