Nitocri, Vienna, van Ghelen, 1722

 SCENA IV
 
 IMOFI e i sopradetti
 
 IMOFI
 Siati un’ancora sacra (Dando a Nitocri una lettera di Mirteo)
1240la virtù di Mirteo. Leggi, o regina.
 NITOCRI
 «A Nitocri Mirteo.
 Dai mio carcer, regina, odo le strida,
 veggo l’armi e le faci,
 onde cinta è la reggia.
1245Corre la immensa turba e preme e grida
 e vuol mia morte e peggio anche minaccia».
 Empi! Il difenderò da l’odio vostro
 con quanto ha di poter la mia corona.
 «Deh! Se di un infelice
1250tuo vassallo fedel pon nulla i prieghi,
 lasciami al mio destin. Troppo ascoltasti
 una pietà che mi spaventa. A l’odio
 la sua vittima cedi;
 e tu, cara agli dii, serbati al regno
1255e serbati, se lice, al mio riposo».
 MICERINO
 O forte! O generoso!
 NITOCRI
 «Mancava al morir mio la gloria e ’l pregio
 di morire in tuo pro. Questo gran bene
 io dovrò a’ miei nemici.
1260Morendo salverò la mia regina.
 La tua bontà non me ne invidi e privi.
 Mirteo mora per te. Tu regna e vivi».
 IMOFI
 Oh! Non fosser sì rare alme sì fide!
 NITOCRI
 Ed io lo perderò? Dite. A Nitocri
1265consigliar voi potreste atto sì vile?
 IMOFI
 Il tuo periglio...
 MICERINO
                               Il mio dover...
 NITOCRI
                                                           V’intendo.
 Tutti uniti in mio mal. Per l’infelice
 sol si ascolti il mio cor.
 IMOFI
                                            Val molto, è vero,
 la vita di Mirteo; la tua val tutto.
 NITOCRI
1270Nulla, se perdo lui.
 MICERINO
                                     Come salvarlo?
 NITOCRI
 Quel sotterraneo calle
 apriragli lo scampo. Ei qui si guidi
 e ’l suo acciar gli si renda.
 IMOFI
 (Cieco è l’amore). Ubbidirò.
 NITOCRI
                                                      Custodi
1275stien sempre al fianco suo. Temo Ratese
 ma assai più la virtù di quel gran core;
 e guai per te, se nulla
 di sinistro gli avvenga.
 IMOFI
                                            Intesi e parto. (Parte)
 NITOCRI
 Di serbar tu ’l consiglia
1280sé stesso, utile al regno e caro a noi.
 A l’armato livor non ceda il fiero
 trofeo de la sua morte.
 Per me non tema. Gli animi feroci
 calmerà la mia vista.
1285Il campo troverà fido al suo cenno.
 Poi lo veggano in Menfi i suoi nemici
 tornare a loro scorno, a lor terrore;
 e alor saprà ciò che far voglia amore.
 
    Voglio che viva e m’ami;
1290e purché, o dio! non mora,
 lasci d’amarmi ancora
 e gli perdono.
 
    Ma sdegnerà l’ingrato
 forse la vita istessa,
1295per non amare in essa
 un mio bel dono.