Nitocri, Vienna, van Ghelen, 1722

 SCENA IX
 
 NITOCRI ed EMIRENA
 
 NITOCRI
 Soffrirlo a me convien, finché in più aperto
 ardir... Viene Emirena e vien pensosa.
 EMIRENA
 Qui d’esser sola io mi credea. Perdona...
 NITOCRI
395Germana, a che discolpe? In questo amplesso
 catene omai ricevi,
 di quelle, che soffristi, assai men grevi.
 EMIRENA
 Fosti e sei mia regina; e ne’ miei mali
 di te non mai, del fier destin mi dolsi.
 NITOCRI
400Di te a torto temei. Coi benefici
 compenserò gli oltraggi; e sol da quelli
 conoscerai che tua regina io sono.
 EMIRENA
 Anche tra’ ceppi miei l’onor mi offristi
 di reali imenei.
 NITOCRI.
                                Li ricusasti;
405e ’l rifiuto io stimai che un’arte fosse
 o d’altro amore o d’altro reo disegno.
 Dileguate son l’ombre.
 E regno in Tebe e sposo in Menfi avrai.
 Micerino e Mirteo sono a tua scelta.
 EMIRENA
410Nel tuo arbitrio sta il mio. Tu quel mi porgi...
 NITOCRI
 Sposo, che si riceva, è mal gradito.
 Caro è quel che si elegge. Il mio comando
 è a la tua libertà. Risolvi e, s’ombra
 ti resta di timor, consigliar puoi
415col tuo Imofi fedele i dubbi tuoi.