Nitocri, Vienna, van Ghelen, 1722

 SCENA III
 
 MIRTEO, RATESE e MANETE
 
 MIRTEO
 Qui Ratese e Manete.
 Più che sangue, gli unisce
 genio conforme in mal oprar. Gli abborro
 nemici per dover, rei per costume.
 RATESE
70Se il rendo amico, è mia Nitocri e ’l regno. (Piano a Manete)
 MANETE
 Nulla otterrai. Conosco il cor feroce. (Piano a Ratese)
 RATESE
 Mirteo, piacciati alfin che ad alma aperta
 qui ti parli Ratese.
 Sei vicino a ottener la mano e ’l letto
75de la bella Emirena. Il nodo illustre
 fra ’l trono e te non lascia
 che un sol grado a salir. Ragion ti fanno
 con la pubblica gioia anche i miei voti.
 Se la vergine eccelsa aure or respira
80di libertà, se in sua balia sta il fato
 de l’amor tuo, sa il cielo
 e qual consiglio e qual ci diedi impulso.
 Le fervid’ire e i dubbi
 de la regina irresoluta io vinsi,
85tutto in tuo pro. Poss’io
 omai sperar che tu ’l gradisca e m’ami?
 MIRTEO
 Prence, tanta bontà più mi sorprende,
 quanto men la sperai. Sinora avversi
 l’un fummo a l’altro. Odio, livor, sospetto
90regnò ne’ nostri cori. Or come affetti
 sì profondi, sì fieri
 taccion nel tuo? Da qual rimorso estinti?
 Da qual forza abbattuti? Ad imitarti
 valor mi manca; e ne ho rossor. Mi rende
95la mia viltà de’ tuoi favori indegno;
 e ricusando amor, provoco sdegno.
 MANETE
 Mirteo, tu opponi orgoglio a gentilezza.
 MIRTEO
 Non è un esser superbo esser sincero.
 L’arte del simular mal si conviene
100a magnanimo spirto.
 L’usi uom plebeo. Noi conserviam la nostra
 dignità fin negli odi; e siam nemici,
 senza mostrar vario da l’alma il volto.
 RATESE
 Siamlo; ma tu tropp’alto ergendo il volo,
105te stesso obblii.
 MIRTEO
                               Non ha la fiamma, ond’ardo,
 di che farmi arrossir nel mio dovere.
 Ma senza l’amor mio tu forse avresti
 più ragion di temermi.
 Emirena ti toglie un periglioso
110rival. Basta. M’intendi; e sa Nitocri
 fra noi pesar con giusta lance il merto.
 RATESE
 Tu meco in paragon? Tu che altro appoggio
 non hai che di fortuna un favor cieco?
 Quale è tua stirpe? I titoli? I maggiori?
115Quello, che per le vene
 mi scorre, è regal sangue; e gli avi miei
 scettro alora trattar, che a’ tuoi la destra
 forse incallia sul rastro o su l’incude.
 MIRTEO
 Ad uom chiaro per sangue e d’opre oscuro
120la nobiltà serve di face ardente
 che gli si porta innanzi,
 onde meglio altri scopra i suoi difetti.
 Tu ostenti ostri lontani,
 io recenti vittorie;
125ma non giovano al re, quand’uopo il chiede,
 titoli e fasti ma valore e fede.
 
    Piace la vita umile
 al saggio agricoltor,
 più di cipresso altier che l’aria ingombra.
 
130   Lieto da quella ei coglie
 a la stagion miglior frutto gentile
 ma da questo non ha che inutil ombra.