Meride e Selinunte, Venezia, Pasquali, 1744

 LICENZA
 
 Opre, Elisa, vedesti,
1620il cui grido ancor vive, ancor si onora,
 che pregio è di virtude
 di balsamo immortal spargere i nomi
 e di etade in età torgli all’obblio.
 Tale il tuo passerà, sublime augusta,
1625a’ secoli lontani; e un sì bel giorno,
 in cui ti diede il cielo al secol nostro,
 gloria porrà ne’ fasti,
 lo farà suo. «Dea» le dirà Virtude
 «dea, che preservi ognora
1630dalle ingiurie degli anni i nomi illustri,
 scrivi: «Natal di Elisa». A farla grande
 sudaro in nobil gara
 e natura e fortuna.
 Io maggior la formai;
1635è tanto a me simile
 che chi vede Virtù vede anche Elisa.
 Studio e saper disperi
 di ombreggiarne altra idea;
 e qualvolta presume arte ed ingegno
1640darne un ritratto somigliante al vero,
 assai di che stupir ben s’offre al guardo
 ma più sempre a cercar resta al pensiero».
 
    Di Virtude, augusta Elisa,
 fu lavoro il tuo bel core.
1645Compì l’opra e n’ebbe onore
 in formarlo al suo simile,
 
    retto, candido, sincero,
 pien di fede e di valore,
 senza fasto in grande impero,
1650sempre eccelso e sempre umile.
 
 CORO
 
    Brama lodarti, ma nol pretende,
 di ardente ossequio grato dover.
 
    Il tuo gran merto tant’alto ascende
 che di seguirlo toglie il poter.
 
1655   Di scarsa lode l’ardire offende;
 e meglio onora chi sa tacer.