Meride e Selinunte, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA IV
 
 ARETA e i suddetti
 
 ARETA
 Ferma. (A Nicandro)
 NICANDRO
                  Quegli è il regnante.
 A lui parli la figlia, a lui l’amante. (Si parte)
 ARETA
1395Re, per qual suo delitto
 Selinunte condanni?
 Chi a te chiese sua morte? A chi la devi?
 Meride è il parricida;
 Meride ha da morir. Fuggì l’iniquo.
1400Perché scioglierne i ceppi?
 Quella vita era mia. Tu mel giurasti.
 Rendine a me ragion. Se a me non vuoi,
 rendila al padre estinto.
 Rendila alla tua fé. Rendila a’ numi.
1405Ma il padre è già in obblio. Rotta è la fede,
 spergiurati gli dei.
 Infelice son io. Tu ingiusto sei.
 DIONISIO
 Areta, ti trasporta un cieco affetto
 e ti obblii nel dolor. Se in Selinunte
1410io piacer ti facessi, invan dall’urna
 vendetta grideria l’ombra del padre.
 Ma ver non fia che invendicato io ’l lasci.
 Pera omai Selinunte.
 Chi toglie un reo da pena
1415sottentra ad egual pena.
 Deluso ei fu. Temer dovea. Sé stesso
 per l’amico a che offrir? Chi vel costrinse?
 Credulo fu o malvagio; ed io punisco
 o sua credulità, s’egli è tradito,
1420o sua malvagità, se tradir volle.
 Ben adempio mia fé. Giusto son io;
 e regno ed è ragione il voler mio.
 ARETA
 Mal di ragion contende
 col sovrano il vassallo.
1425Il torto è mio, mia la sciagura e l’onta.
 È ver. Giusto tu sei. Fede mi serbi.
 Il padre è vendicato.
 Punito è l’uccisor. Tutto si compie
 di Selinunte al fato. Ah! Da cotesta,
1430che tu fede ora appelli ed io fierezza,
 ti assolvo. Io la rinunzio; io la detesto.
 Meride torni ancor. Del suo destino
 ti lascio in libertà. Chi all’omicida
 già perdonò, può perdonargli ancora.
1435Ho coraggio, ho virtù cui chieder posso,
 senza doverla a te, la mia vendetta.
 Sciolgasi Selinunte.
 Da me altro sangue il morto padre aspetta.
 DIONISIO
 Il morto a te men duole
1440che il vicino a morir. Ma tu il condanni.
 Chieder grazia e oltraggiar provoca a sdegno;
 né si ottiene pietà con tanto orgoglio.
 ARETA
 O dio! Scusa, mio re, scusa i trasporti
 di sconsolata figlia.
1445In me stessa ritorno. Umil ti prego.
 Deh! Ritratta o ritarda il colpo atroce.
 Pietà. Meride intanto...
 DIONISIO
 Taci, che più m’irrita ora il tuo pianto.
 Per salvar Selinunte...
 ARETA
                                           E che far deggio?
 DIONISIO
1450E dolore e furor mal ti consiglia,
 che in lui veggo l’amante e non la figlia!
 
    Ingrata!
 Punisco col tuo amore
 l’oltraggio dei mio core;
1455e tu ben sai qual è.
 
    La fiamma tua mal nata
 chiuder dovevi in petto
 o non le dar ricetto;
 e tu ben sai perché.