Faramondo, Venezia, Nicolini, 1699

 SCENA VIII
 
 TEOBALDO e li suddetti
 
 TEOBALDO
 Mio re, pronta qui veggo
 l’orrida pompa; e solo
 manca la degna vittima; io la reco.
 GUSTAVO
230Teobaldo, il sangue solo
 chiedon Sveno e Gustavo
 di Faramondo.
 TEOBALDO
                              E del suo sangue ha questa
 non poca parte. Ella è Clotilde.
 ADOLFO
                                                          (O dio!)
 TEOBALDO
 Sorella a Faramondo.
 ADOLFO
                                          (E l’idol mio).
 TEOBALDO
235Prigioniera poc’anzi entro al suo campo
 la feci; al furto arrise
 la densa notte e ’l franco
 da la vittoria sua reso men cauto.
 GUSTAVO
 Qui la guida, Teobaldo; il sacrifizio (Teobaldo parte)
240piacque a la dea. L’ombra di Sveno attende
 più vittime da un padre.
 ADOLFO
 Ed è vero, o signor? Che di crudele
 volgi ne l’ira tua? Sangue innocente
 ne le vene ha Clotilde.
 GUSTAVO
245Sorella a Faramondo ha una gran colpa,
 la purghi col morir.
 ADOLFO
                                      Nel minor sesso
 infierir è viltà.
 GUSTAVO
                              Quand’ella è giusta
 nol distingue vendetta.
 ADOLFO
                                             Ah del nemico
 Rosimonda è in poter. Potrà su lei
250Faramondo punirti.
 GUSTAVO
 Le saranno di scudo
 con l’amor di Gernando uomini e dei.
 ADOLFO
 Padre, re. Se il mio pianto...
 GUSTAVO
                                                     Invan tu cerchi
 salvar Clotilde; il so che l’ami, Adolfo,
255e ’l tuo amor la fa rea d’un’altra e forse
 non minor colpa. Olà, ministri, il fuoco
 si purghi e l’ara. Assai più degna è questa
 vittima per la dea.
 ADOLFO
                                     S’ami ch’io viva,
 sire, sospendi ancora
260un sì colpo fatal.
 GUSTAVO
                                 Clotilde mora.