Ormisda, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA V
 
 ERISMENO e i suddetti
 
 ORMISDA
 Taccia ogni altro. Erismeno, a me rispondi.
655Non mentir. Non temer. Libero parla;
 e qualunque egli sia che a trama iniqua
 ti chiese opra o consiglio,
 più nol celar.
 ERISMENO
                           Qual fier comando? Ah! Resti,
 resti, o sire, un arcano in me sepolto
660che misero dee farti.
 ORMISDA
 Lo so: ma parlò Cosroe; e non v’ha scampo.
 ERISMENO
 O dio! Perché parlar? Perché a sì dura
 necessità costringer la mia fede? (Verso Cosroe)
 COSROE
 Ossequio e non pietà qui ti si chiede.
 ERISMENO
665(Turbar tutto mi sento
 dall’aspetto di Cosroe).
 PALMIRA
                                             E che più tardi?
 Tanto di mia reità dura il sospetto,
 quanto il silenzio tuo.
 ERISMENO
                                          Mio re, tu il vedi.
 Ambo affrettan l’accusa
670e in un sol v’è la colpa. Odila, o sire,
 ma solo e non in faccia
 all’attonite genti.
 Risparmiati un orror. Conosci il reo;
 e poscia a tuo voler punisci o assolvi.
 ORMISDA
675Seguimi. Ognun qui attenda. O re infelice! (Si ritira con Erismeno nel fondo della scena)