Ormisda, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XVIII
 
 COSROE ed ERISMENO
 
 COSROE
 (Con Palmira Erismeno?)
 ERISMENO
 Qui Cosroe? Ei da me vide (Sfodera uno stilo)
 partir la regal donna.
 (D’arte più che d’ardir qui mi fa d’uopo).
 COSROE
460Stringe un acciar. Fissi or tien gli occhi a terra.
 Or li gira d’intorno. Or ferma il passo.
 Or frettoloso il move;
 ed è in atto il sembiante
 di chi medita e volge
465un certo che di orribile e di atroce.
 ERISMENO
 Su, destra, e che si tarda? (Con voce alta ma fingendo di parlar tra sé)
 Ubbidir qui convien. Vano è il rimorso.
 COSROE
 Che sarà? Cauto, o Cosroe.
 (Da un odio femminil tutto si tema).
470Dove, dove, Erismeno? (Erismeno alla voce di Cosroe mostra di rimanere soprafatto e di voler nascondere lo stilo)
 ERISMENO
                                              O dei!
 COSROE
                                                            Quel ferro
 perché ripor? Poc’anzi a che snudarlo?
 ERISMENO
 Signor...
 COSROE
                   Non ti confonda
 or l’aspetto di Cosroe.
 Confonder ti dovea quel di Palmira.
 ERISMENO
475Palmira?
 COSROE
                    Sì. Negarlo
 potrai? Qui seco fosti. Ella qui a lungo
 ti favellò. Che ti commise? Il ferro
 a qual uso impugnasti?
 Scoprimi il vero e in mia bontà confida.
 ERISMENO
480Eccomi al regio piede,
 indegno di perdono. O sorte infida!
 COSROE
 Sorgi.
 ERISMENO
               No no, signor. Voglio a tue piante
 morir. Non dee la terra
 più sostenermi. Io respirar più l’aure
485di questo ciel non deggio.
 Prendi tu questo ferro (Dando lo stilo a Cosroe)
 e ascondilo in quel cor che un sol momento
 nudrir poté l’idea della tua morte.
 COSROE
 Della mia morte? O numi! Ed era questo
490di Palmira un comando?
 ERISMENO
 Al suo furore io la promisi. Allora
 deh! perché dalle fauci
 non ripiombò la voce al core iniquo?
 Or tardo è il pentimento.
495Ferisci pur, ferisci.
 È più fier del tuo braccio il mio tormento.
 COSROE
 Sorgi. Del tuo delitto (Erismeno si leva)
 non esigo altra pena,
 se non che in faccia al re, che in faccia al mondo
500della perfida donna
 parli sulle tue labbra il reo disegno.
 Ritogliti il tuo ferro; e fa’ ch’ei sia (Gli rende lo stilo)
 prova dell’altrui colpa. Altra vendetta
 da te non voglio e il mio perdono accetta.
 ERISMENO
505O perdono! O pietà! Quanto m’imponi
 farò. Per Mitra il giuro;
 e s’anche vuoi ch’io volga
 di Palmira nel seno il ferro istesso...
 COSROE
 No, non vendica Cosroe
510un eccesso crudel con altro eccesso. (Si parte)
 ERISMENO
 
    Udrà la Persia e il mondo
 la barbara impietà.
 
    Ed all’atroce accusa
 più che alla ria sentenza,
515insino l’innocenza
 di orror si stordirà.
 
 Il fine dell’atto primo