Ormisda, Vienna, van Ghelen, 1721

 LICENZA
 
 Le adulatrici lodi
 taccia musa bugiarda. Ella un re finse,
 non qual ei fu ma quale esser dovea.
 Che se un’eccelsa idea d’alto regnante
1620vuole ammirar, da l’Istro,
 ove l’augusto impera ottimo Carlo,
 il cui gran nome oggi si onora e cole,
 il piè non volga e non richiami il guardo.
 Ma disio non l’accenda
1625di ritrarne col canto il pregio e ’l merto.
 Troppo è sopra al poter l’oggetto e ’l vero,
 tanto maggior degli altrui plausi, quanto
 vincon le sue virtù la sua fortuna.
 Riconoscerlo a pieno
1630mai non si può. Ciò che fe’ Carlo avanza
 le glorie altrui, ciò ch’egli fa, le sue;
 e sovra le presenti avran la palma
 l’altre sue che verranno.
 Virtù mai di sé stessa
1635paga non è. Cresce di pregio in pregio
 e riposo non ha, giunta anche al sommo.
 Tu che m’ascolti, alma di Carlo augusta,
 ben senti e sai che in darti lode io parlo
 non al romano Cesare ma a Carlo.
 
1640   Chi a te rende omaggio
 di applauso sincero
 non pensa al tuo impero
 ma parla al tuo cor.
 
    E ’l cor, che si sente
1645dir giusto, clemente,
 magnanimo e saggio,
 ne ha gioia e ne ha pace.
 Da lode verace
 non vien mai rossor.
 
 CORO
 
1650   Per lodar di Carlo il nome,
 ci dà ardir la sua virtù.
 
    Né ci affrena altro timore
 che il rimorso, in dargli onore,
 di dir poco e dover più.
 
 Il fine