Ormisda, Vienna, van Ghelen, 1721

 SCENA V
 
 ERISMENO e i suddetti
 
 ERISMENO
 Signore, al vicin mal pronto riparo.
 ORMISDA
 Che avvenne?
 ERISMENO
                             Il campo è in armi;
 e Cosroe in re si acclama.
 PALMIRA
 O cieli!
 ERISMENO
                 Ed a la testa
1160n’è ’l perfido Mitrane.
 ORMISDA
 Mitrane ebbe il mio cenno...
 ERISMENO
                                                      E ti ha tradito.
 PALMIRA
 Il fellon!
 ORMISDA
                   Che far deggio?
 ERISMENO
 Lasciar, per esser re, d’esser più padre.
 ORMISDA
 Solo in udirlo raccapriccio. Un figlio?
 ERISMENO
1165Un reo figlio non è che un reo vassallo.
 ORMISDA
 Colpo sì atroce irriteria il tumulto.
 ERISMENO
 Di’ che lo arresteria. Toltone il capo,
 muor negli altri l’ardir, manca il pretesto.
 ORMISDA
 Palmira, non ho cor; dammi consiglio.
 PALMIRA
1170Veggo il tuo danno e piango il tuo periglio.
 ERISMENO
 Eh! Risolviti, o sire.
 O punire o servir. Cosroe anche lungi
 meditò tua ruina. Il fier disegno
 qui lo trasse dal Ponto e vel seguiro
1175duci e soldati; e se più tardi ancora...
 ORMISDA
 Rubello e traditor? Convien ch’ei mora.
 Già natura vi assente.
 Ei fu il primo a oltraggiarla. O figlio! O figlio!
 ERISMENO
 Regina, il passo affretto,
1180pria che quel debol cor tremi e si penta.