Ormisda, Vienna, van Ghelen, 1721

 SCENA XIII
 
 PALMIRA ed ARSACE
 
 PALMIRA
 (Quanto è fido Erismeno!)
 ARSACE
                                                   O dei! Che intesi?
 PALMIRA
 Tu Arsace qui?
 ARSACE
                               Così nol fossi e fossi
 o tra i barbari Sciti
985o tra i libici mostri.
 PALMIRA
 Perché?
 ARSACE
                  Povero Cosroe! Empio Erismeno!
 Ahi! Che facesti, o madre? Ahi! Che far tenti?
 PALMIRA
 Intendo. Il tutto udisti.
 ARSACE
 E tanto orror mi si svegliò ne l’alma
990che quasi m’increscea d’esser tuo figlio.
 PALMIRA
 Semplice! In tuo riposo
 travaglio e in tua grandezza; e te ne incresce?
 ARSACE
 O più tosto ti adopri in mia ruina.
 PALMIRA
 Sì non dirai, sovra del trono assiso
995e al fianco di Artenice.
 ARSACE
 No no, quello rifiuto e a questa in odio
 sarò, se l’empie trame io non recido. (Furioso e in atto di partire)
 PALMIRA
 Dove ten vai?
 ARSACE
                            Del perfido Erismeno
 a punir con la morte il tradimento.
 PALMIRA
1000Ingrato! E poi Palmira
 vattene ancora ad accusare al padre
 e in salvando il fratel, perdi la madre.
 ARSACE
 Aimè!
 PALMIRA
               Qui vieni e giura
 di tacer quanto udisti.
 ARSACE
1005Sono a Cosroe germano...
 PALMIRA
                                                 E a me sei figlio.
 ARSACE
 Movati l’innocenza...
 PALMIRA
 Eh! Di far non è tempo il generoso.
 Giura, diss’io.
 ARSACE
                             Per la salute il giuro
 di Ormisda e per la tua.
 PALMIRA
                                              Giurami ancora
1010di nulla osar contra Erismeno.
 ARSACE
                                                         Il giuro.
 PALMIRA
 Arsace, è un gran difetto
 virtù troppo guardinga.
 Tu del regnar ne l’arti
 giovane ancora sei, sei poco esperto.
1015Chetati e a l’amor mio lascia guidarti.
 
    Vedi la navicella
 che senza la sua stella
 erra fra rupi e sassi e resta assorta.
 
    Torbida è l’aria e l’onda;
1020ma afferrerai la sponda,
 se presso a me verrai, tua fida scorta.