Ormisda, Vienna, van Ghelen, 1721

 SCENA IX
 
 ORMISDA e MITRANE
 
 ORMISDA
 Mitrane, oggi in Arsace
805abbia Persia l’erede,
 Artenice lo sposo. Il lieto avviso
 ne l’amante assicuri i dubbi affetti.
 Persi ed Armeni indi nel campo aduna,
 ove a l’atto solenne ognun presente
810giuri l’omaggio e a la mia scelta applauda.
 MITRANE
 Signor, del zelo mio scusa l’ardire.
 A Cosroe tu sei padre.
 ORMISDA
 Son più padre al mio regno ed io gli deggio
 in erede un buon re, non un malvagio.
 MITRANE
815Prove hai di sua virtù; né d’impostori
 son mai scarse le regge.
 ORMISDA
 Da quest’occhi convinto, io non m’inganno.
 MITRANE
 Ma credi tu che il regno
 soffrir vorrà de le sue leggi il torto?
 ORMISDA
820Me vivo non ha loco
 del successor la legge,
 se non a grado mio.
 MITRANE
 Se scorger vuoi tutto in tumulto e in armi...
 ORMISDA
 Saprà metterlo in calma,
825quando astretto io vi sia, del reo la testa.
 Vanne. De’ tuoi consigli or non ho d’uopo.
 MITRANE
 Il ciel meglio t’inspiri
 o faccia che sien vani i miei presagi. (Parte)
 ORMISDA
 Fingo costanza; uso rigor; ma sento,
830or regnante, or marito, or genitore,
 da mille affanni lacerato il core.
 
    Son come annoso platano
 che in vista altero e immobile
 sfida dell’austro i sibili;
835ma il rodon tarli e vermini
 che a terra il fan cader.
 
    Quest’ori e queste porpore
 pur male il re difendono.
 Egli può far più miseri;
840ma per non esser misero
 egli non ha poter.