Ormisda, Vienna, van Ghelen, 1721

 SCENA V
 
 ORMISDA, PALMIRA e poi COSROE che ritorna
 
 PALMIRA
125Mio consorte, mio re, da te dipende
 il destino di Arsace.
 ORMISDA
 E di Arsace in favor vuoi da me infranta
 la giustizia e la legge?
 PALMIRA
 Serve la legge al re.
 ORMISDA
                                      Ma al re tiranno.
 PALMIRA
130Serva dunque alla legge il re che è giusto.
 Cosroe è reo di gran colpa e dei punirlo.
 ORMISDA
 Taci; egli riede.
 PALMIRA
                                (Arsace, ho core, ho ingegno;
 son madre; e tua sarà la sposa e ’l regno).
 ORMISDA
 Dal campo, ov’eri duce,
135perché lontan?
 COSROE
                              L’armi di Ormisda han vinto.
 Il Ponto è tua provincia e domi i Medi,
 quanto oprar potea Cosroe, ha tutto oprato.
 Da le schiere oziose
 disio mi allontanò di porti a’ piedi
140la novella corona
 e di aver la mercé di mie fatiche
 da l’onor di un tuo amplesso.
 ORMISDA
 In ogni altro che in Cosroe, un tanto eccesso
 si puniria di morte.
145In te a virtude, in te a natura il dono.
 Figlio, vieni al mio amplesso e ti perdono. (Lo abbraccia)
 PALMIRA
 (Vil padre e reo marito!)
 ORMISDA
 Ma dopo il mio perdon, Cosroe, paventa
 di provocar con altra colpa a l’ire
150un amor che ti assolve. Il nuovo giorno
 fuor di Tauri ti vegga. Ozio può solo
 al corso di tue glorie esser d’inciampo.
 Vuoi palme? Io te le appresto;
 ma i miei comandi attenderai nel campo.
 COSROE
155Ubbidirò. Tornerò al campo, o sire,
 ma non senza Artenice. Ella è mia sposa.
 Tu sei sedotto da un amore ingiusto.
 Ma di Ormisda son figlio;
 son del regno l’erede; e non degg’io
160soffrir ch’altri m’usurpi
 ciò che per legge e che per sangue è mio.
 
    Sino a la goccia estrema
 le mie ragioni al soglio
 e quelle del mio amor difenderò.
 
165   Quanto può s’armi e frema
 odio, furore, orgoglio;
 orgoglio, odio, furor
 col senno e col valor confonderò.