Ormisda, Venezia, Marciana, autografo (licenza)

 Le adulatrici lodi
 taccia musa bugiarda. Ella un re finse,
 non qual ei fu ma quale esser dovea.
 Che se un’eccelsa idea d’alto regnante
5vuole ammirar, da l’Istro,
 ove l’augusto impera ottimo Carlo,
 il cui gran nome oggi si onora e cole,
 il piè non volga e non richiami il guardo.
 Ma disio non l’accenda
10di ritrarne col canto il pregio e ’l merto.
 Troppo è sopra al poter l’oggetto e ’l vero,
 tanto [illeggibile] maggior degli altrui plausi, quanto
 vincon le sue virtù la sua fortuna.
 Riconoscerlo a pieno
15mai non si può. Ciò che fe’ Carlo avanza
 le glorie altrui, ciò ch’egli fa, le sue;
 e sovra le presenti avran la palma
 l’altre sue che verranno.
 Virtù mai di sé stessa
20paga non è. Cresce di pregio in pregio
 e riposo non ha, giunta anche al sommo.
 Tu che m’ascolti, alma di Carlo augusta,
 ben senti e sai che in darti [illeggibile] non lode io parlo
 non al romano Cesare ma a Carlo.
 
25   Chi a te dà l’onore rende omaggio
 di applauso sincero
 non pensa al tuo impero
 ma parla al tuo cor.
 
    E ’l cor, che si sente
30dir giusto, clemente,
 magnanimo e saggio,
 ne ha gioia e ne ha pace.
 Da lode verace
 non vien mai rossor. Chi a Chi a Chi
 
 CORO
 
    Da lode verace
 non vien mai rossor.
 
 Replica il primo
 
    Chi a te rende omaggio
 di applauso sincero
 non pensa al tuo impero,
 ma parla al tuo cor.
 
 CORO
 
    Da lode verace
 non vien mai rossor
 
 CORO
 
35   Per lodar di Carlo il nome,
 ci dà ardir la sua virtù.
 
    Né ci affreni altro timore
 che il rimorso, in dargli onore,
 di dir poco e dover più.