Meride e Selinunte, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA III
 
 DIONISIO e NICANDRO
 
 DIONISIO
 Nicandro, io lo condanno e ne ho rimorso.
 NICANDRO
1375Di risolvere è tempo.
 DIONISIO
 Nella virtù dell’un non ben castigo
 la perfidia dell’altro.
 NICANDRO
 Sovvengati la legge e il giuramento.
 DIONISIO
 E mi sovviene anche di Areta il pianto.
 NICANDRO
1380A chiederti dolente
 ella verrà la sua vendetta.
 DIONISIO
                                                 E l’abbia.
 NICANDRO
 Ma in Selinunte.
 DIONISIO
                                  Sì.
 NICANDRO
                                          Con la sua morte
 le passerai di nova piaga il core;
 e qui per lui verserà pianti amore.
 DIONISIO
1385Come? Di Selinunte Areta amante?
 NICANDRO
 Più che del padre e di sé stessa. In volto
 ti turbi? Ira e dolor...
 DIONISIO
                                         Va’. Fa’ che tosto
 traggasi il condannato alla sua pena.
 NICANDRO
 Eseguirò... Ma...
 DIONISIO
                                 Non frappor dimora.
1390Già temea di punirlo. Or vo’ che mora.
 NICANDRO
 (Nel re trovo un rival; ma tal mi giova).