Meride e Selinunte, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA PRIMA
 
 NICANDRO ed ARETA
 
 NICANDRO
 Tanto affanno, perché?
 ARETA
                                             Meride salvo,
 son traditi i miei voti
1065né vendicato è il padre.
 NICANDRO
 Di Selinunte il sangue...
 ARETA
 Con un sangue innocente
 non si placa ombra offesa.
 Meride è l’uccisor. Meride io voglio.
 NICANDRO
1070Il vuoi? Fa’ che al coltello
 la vittima ritorni. Ella è fuggita.
 Ma cadrà la rimasta.
 ARETA
 Vero non fia. Non amo,
 per parer vendicata, esser iniqua.
1075L’odio non cambia oggetto.
 L’ha sol nel suo nimico; e s’egli fosse
 senza legge e ragion, saria furore.
 NICANDRO
 Quanto è ingegnoso, allor che teme, amore!
 ARETA
 Teme, sì, teme il mio, ch’è amor di figlia,
1080perder la sua vendetta.
 NICANDRO
                                             Eh! Che sovente
 fiamma d’ira è pretesto ad altra fiamma.
 ARETA
 Di che mi accusi?
 NICANDRO
                                   Areta,
 conosco il mio rival. Mal lo tacesti,
 nel tuo dolor guardo geloso il vede.
 ARETA
1085Sospetto è cieco e gelosia travede.
 NICANDRO
 T’infingi? Ov’è la tua
 sincerità di core? I patti, i vanti
 già ponesti in obblio?
 ARETA
 Il cor non mi rinfaccia alcun delitto.
 NICANDRO
1090Selinunte è il tuo amor.
 ARETA
                                              (Deh! Come il seppe?)
 Io Selinunte amar?
 NICANDRO
                                      Dillo. Ti posso
 giovar più che non pensi. In poter mio
 sta l’una e l’altra vita.
 Vuoi Meride alla scure? Il darò estinto.
1095Temi per Selinunte? Il darò salvo.
 Spera in Nicandro un amator discreto,
 se in lui sprezzasti un amator fedele;
 né a chi ingrata mi fu sarò crudele.
 ARETA
 Tardi, in chi amar non posso,
1100ammiro un degno amante; e non potendo,
 giustizia almen ti fo, se non piacere.
 Ma tu, che a prova intendi
 qual sia d’amor la forza,
 scusa, se non ti amai. Scusa, se amando
1105il bel di Selinunte...
 NICANDRO
 Ah! Lo dicesti alfin. Questo pur ebbi
 piacer, che ti ho delusa e mi credesti.
 Il tuo arcano io sapea; ma a te lo chiesi,
 per più farti arrossir, quand’io il rinfacci,
1110per più farti doler, quando il punisca.
 Vuoi Meride alla scure? Il darò salvo.
 Temi per Selinunte? Il darò estinto.
 Lo prometto e il farò. Così, o spietata,
 piangerai l’odio tuo senza vendetta,
1115piangerai l’amor tuo senza speranza;
 e d’inutili pianti
 spargerai, disperata e taciturna,
 del padre e dell’amante il rogo e l’urna.
 ARETA
 Tu sei sempre Nicandro.
1120Ma non pensar di spaventarmi. Ancora
 non morì Selinunte.
 Meride può tornare. Appiè del trono
 giungeranno e avran forza i miei lamenti;
 e a te sai che dirò? Perfido, il senti.
 
1125   Con l’affetto, col dispetto,
 col terror,
 tu da me vorresti amor.
 Ma non temo del tuo sdegno
 né mi piace il tuo sembiante.
 
1130   Ciò che pensi e ciò che tenti
 e coll’opra e coll’ingegno,
 se nol son, fa ch’io diventi
 tua nimica e non tua amante. (Entra nella città)