Meride e Selinunte, Venezia, Pasquali, 1744
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Copia
SCENA II
SELINUNTE e DIONISIO
SELINUNTE
Signor...
DIONISIO
Senza il tuo amico?
SELINUNTE
Spinto da giusto sdegno, io lo precedo.
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Di Timocrate, o sire,
non ha termine o fren l’audacia e il fasto.
Se impunito il lasciai, non fu, il confesso,
non fu l’ossequio che mi tenne il braccio.
Meride fu. Mi rammentò la fede.
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Corresse l’ire e alla ragion le mise.
Forse non avrò sempre
tanto impero in me stesso;
né tel prometto. Ei tenor cangi o a sdegno
cederà tolleranza,
760
che un troppo insolentir mal si sopporta.