Meride e Selinunte, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA IX
 
 MERIDE e SELINUNTE
 
 SELINUNTE
360Meride ingiusto, a che rifiuti ancora
 dalla man di un amico un ben sì caro?
 MERIDE
 Quel ben, che mi abbandoni, è pur tuo voto.
 SELINUNTE
 Il perder Ericlea ti saria morte.
 MERIDE
 Cederla a te poss’io senza un sospiro.
 SELINUNTE
365Muti e più ardenti ha i suoi sospiri il core.
 MERIDE
 Credei di amarla primo e amarla solo.
 Il tuo amor mi prevenne; e allora il mio
 ripresi, il condannai, gli diedi esiglio.
 SELINUNTE
 Il feci, il feci anch’io. Ma che? All’altero
370sdegni accrebbe il contrasto e il fe’ più fiero.
 MERIDE
 Tu confessi di amarla. Io te la cedo.
 SELINUNTE
 No. Tua rimanga. Amar io posso Areta,
 i cui sospiri ardenti
 più d’una volta mi son giunti al viso,
375a farmi testimon della sua fiamma.
 MERIDE
 Non ha prezzo Ericlea né tu ami Areta.
 SELINUNTE
 Meride, queste gare alfin saranno
 e tua perdita e mia. Del nostro amore
 sia giudice colei che in noi l’ha desto.
 MERIDE
380Sì, a lei si vada; ed a comun riposo,
 ella sia che tra noi scelga lo sposo.
 SELINUNTE
 
    Del nostro destino quel labbro decida;
 e amor non divida sì bella amistà.
 
    Ma so che in quel petto per me non annida
385né tenero affetto né dolce pietà.