Meride e Selinunte, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VII
 
 MERIDE, SELINUNTE, seguiti da una parte dei loro esercito, e i suddetti
 
 DIONISIO
 O del nostro diadema
 ornamento e sostegno,
260cinganvi queste braccia, a cui lo scettro
 rassicuraste, e questo sen vi stringa,
 cui di gioia colmaste, anime invitte.
 MERIDE
 Use a vincer, te duce,
 le tue schiere, o signor, te lunge ancora
265seguono il loro corso e han legge e moto
 dalla man che lor diede il primo impulso.
 Pur se alcuno in tua gloria aver dee parte,
 Selinunte egli fia. Sanlo i rubelli,
 da lui sconfitti. Il sa l’iniquo Iceta,
270se già terror di Siracusa, or busto
 e cadavere informe. Erice ed Ibla
 senza lui non cadean. Vinta ogni guerra,
 ei ti fe’ amico o tributario o servo
 quanto l’onda sicana abbraccia e serra.
 SELINUNTE
275Sire, in Meride parla
 l’amor; ma tace il merto. Ogni altro pregio
 ne’ suoi, qual nel maggiore il minor lume,
 si oscura e perde. Egli sul mare opposto
 fugò le bruzie antenne; e della preda
280parte ne assorbì l’onda e parte il foco.
 Reggio, divisa un tempo
 per forza d’acque dal trinacrio lido,
 salir sue torri stupefatta il vide;
 né le valse in suo scampo arte o difesa.
285Sbigottito il vicino a lui la destra
 supplichevole porse.
 Ne tremò il più lontano.
 Di palma in palma ei tal volò, non corse.
 TIMOCRATE
 (Sulle labbra di entrambi arte è la lode).
 DIONISIO
290Principi, il valor vostro
 ha in ognuno di voi chi lo pareggia,
 senz’aver chi lo vinca. In voi contende
 il piacer d’esser vinto ed il timore
 di parer vincitore.
295Io per opre sì eccelse
 che non vi deggio? E pur mi è forza ancora
 chiedervi novi lauri. Un fier nimico,
 turbator de’ miei sonni, a vincer resta.
 MERIDE
 E qual? L’Ausonio forse o il Peno infido?
 SELINUNTE
300E v’ha chi ardisca provocar tuoi sdegni?
 DIONISIO
 Sì; né cercarlo è d’uopo
 che nella reggia mia, tra’ miei più cari,
 in Timocrate e in voi. Deh! Poiché tanto
 feste per me, con degno sforzo ancora
305l’odio vostro vincete.
 Timocrate già il vinse. Al generoso
 un atto di virtù non val gran pena.
 Sdegno è vizio d’uom vile;
 e non tien bassi affetti alma gentile.
 MERIDE
310Ubbidisco, o signor. L’ossequio mio
 non cerca altra ragion che il tuo comando.
 SELINUNTE
 Col labbro dell’amico il mio rispose.
 DIONISIO
 Men dal vostro valor non attendea.
 Timocrate, ti appressa.
 TIMOCRATE
315(A qual viltà son io costretto?)
 DIONISIO
                                                         Omai
 datevi amico amplesso; (Fa abbracciargli insieme)
 e se fia che alla fede alcun pria manchi,
 l’offesa io prenderò sovra me stesso.
 TIMOCRATE
 (Amplesso mentitore!
320Lo dan le braccia e lo rigetta il core). (Si parte)